BOMBAY – Canzonissime
Ancora una volta le (dodici) canzoni sono all’insegna di un pop fruibile e denso di (auto)ironia.
Ancora una volta le (dodici) canzoni sono all’insegna di un pop fruibile e denso di (auto)ironia.
XO la factory nasce dieci anni fa lungo l’asse Puglia-Veneto per la precisione Verona-Lecce da due musicisti (o presunti tali) che oggi chiameremmo indie, nasce perché avevamo un sogno, perché tutto quello che avevamo imparato sulla nostra pelle lo volevamo regalare e donare a qualcuno: volevamo accudire, custodire e proporre musica buona, musica giusta, quella musica capace di salvarci più volte la vita.
L’attitudine electro punk è dominante ma lascia spesso spazio a industrial, doom, post wave, sperimentazione.
Sette brani potenti e serrati, debitori al post punk chitarristico di marca Fontaines DC (e, guardando più indietro, That Petrol Emotion) ma con incursioni nella new wave anni 80e shoegaze e un gusto particolare per ottime melodie pop.
Un raffinato viaggio nella canzone d’autore americana, intinta in salsa gospel soul, in bilico tra Bob Dylan, Eric Andersen e lo Springsteen più intimista
Esordio convincente che guarda insistentemente agli Novanta grunge, virati verso una dimensione pop e autorale, tra Timoria e Pearl Jam, in una sorta di viaggio nelle vite di varie persone.
I sei brani sono nella loro classica verve rockabilly, a cui uniscono escursioni nello swing, nel garage punk (“Easy to tell”), country punk e tanto altro.
Sound granitico che pesca nel pop punk (ma anche nel post punk e new wave) e nel grunge.
Un mix di psichedelia acida, stoner, space rock, tutto rigorosamente strumentale e mutuato da lunghe jam sessions in sala prove.
Atmosfere sospese, evocative, che guardano lontano, negli spazi aperti, senza confini, né barriere (fisiche o mentali). C’è un’evidente anima jazz, che si mischia a umori mediterranei, folk e canzone d’autore.
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