Gli animali e le piante sono rock

E’ un fatto noto a tutte le persone, siano esse più o meno sensibili: ogni forma di vita, animale o vegetale, vive meglio se circondata da amore, affetto e cura. Ma dai? E pensare che a guardarsi bene intorno non è che ci sia tutta questa armonia diffusa urbi et orbi. Ma non lasciamoci cogliere dal pessimismo, fidiamoci delle ricerche accurate di fior fiore di scienziati (i quali a volte, viste le ricerche che fanno, vien da pensare che si annoino un bel po’) e scopriamo cosa permea la nostra vita di placida serenità. Eh eh eh, manco a dirlo ecco che la musica torna come il prezzemolo in ogni minestra: vuoi vivere sereno? Allora accompagna la tua vita con una colonna sonora.

Perfetto, pare funzioni per uomini, animali e piante: ascoltando musica classica, le mucche incrementano la produzione del latte (qualcuno ha chiesto loro se fossero contente?), così come le galline ovaiole depongono più uova (tono a dire, contente?). Al contrario, messe all’ascolto di pezzi di rock duro, non si osserva un incremento di produzione, pare, infatti, che questa musica non abbia vibrazioni positive.

E qui vi voglio, cari i miei scienziati! Gli animali sono rock! Non ho titoli per sostenerlo, ma sono sicuramente mossa da un profondo affetto per le galline ovaiole, per cui mi spingo a dire che il benessere di queste bestiole, non passa attraverso un Mozart al soldo della produzione, ma attraverso un buon pop/rock che le allieti, magari stimolando i loro sogni e non la loro capacità di produrre e produrre e produrre.

Oh, ma quale meraviglia un pollaio familiare, con galline metallare, che depongono le uova sufficienti al bisogno, in puro stile Black Sabbath e, perché no, una toma d’alpeggio prodotta da con il latte di una mucca grunge, la cui malinconia dei pascoli giovanili si possa ritrovare nel sapore del formaggio! Sogno un branzino nato da un uovo deposto al ritmo degli Yes, ma queste sono follie visionarie, ispirate dal fatto che oggi è il compleanno di Steve Howe, che di quella band è chitarrista.

Torno sulla terra e apprendo che i Ficus benjamina coltivati in serra, crescono bellissimi a suon di musica classica, forse Chopin aumenta il verde delle foglie? All’improvviso mi assale una diffidenza profonda per lo stimolo iperproduttivo di cui la musica classica pare essere capace, mi chiedo se i parti gemellari di cui sono a conoscenza non siano di amanti di Beethoven o Verdi e penso ai tanti single rockettari e (ormai) senza capelli che conosco: sarà colpa della musica che ascoltano?


Quindi si delinea nella mia mente il mio personalissimo catalogo naturalistico, fatto di vitellini amanti dei Blur, cani affezionati ai Franz Ferdinand, pesci addicted dei Pink Floyd, qualche corvo e qualche tartaruga fissati con Clash e Smiths, vari cani propensi ad abbaiare a ritmo dei Rolling Stones e laggiù sento una capretta belare su un assolo di Dave Grohl o Keith Moon. Le piante, poi, altro che violini e arpe: la nodosa potenza di un ulivo o di un castagno vibrerà con le corde delle chitarre di Jimi Hendrix o Eddie Van Halen, un acero e un glicine esprimeranno la loro gioia di vivere, attraverso la meraviglia dei loro fiori, come se fosse la voce di Freddie Mercury e una betulla o un cipresso daranno sfogo alla loro forza mistica con un pezzo degli Alan Parson Project. Quando poi un’orchidea apparirà in tutta la sua forza sensuale, o una rosa pregna di tutto il suo potere romantico, lo faranno su un tango di Astor Piazzolla. Ma che ve lo dico a fare?

 

 

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Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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