ISMAEL – Canzone della vedova

Canzone della vedova” è il primo singolo dal nuovo disco degli IsmaelQuattro”, uscito per Macramè Dischi il 14 settembre. Il brano è accompagnato da un video inquietante ed evocativo di Martino Pinna girato nelle campagne della provincia toscana. Un posto molto vicino nello spirito agli Appennini in cui sono ambientate le canzoni del gruppo reggiano, trovando così una corrispondenza che si è risolta in uno sguardo molto lynchano, nel quale il paesaggio è tempo.

La canzone – racconta Sandro Campani, voce e autore dei brani della band – è un racconto in prima persona che procede per affastellamento di immagini su un tappeto ossessivo; per questo volevamo che le immagini fornissero non una didascalia ma un contrappunto, ugualmente narrativo, dato da un occhio che si sofferma sull’ambiente, sul senso del tempo che passa e che si perde, attraverso l’usura degli oggetti e lo scorrere degli agenti atmosferici. Di conseguenza il video non mostra il personaggio ma il suo sguardo; nessun essere umano, né tantomeno i componenti del gruppo. La forza delle immagini doveva bastare a sé, e mandare ad altro. Martino ha un occhio sul paesaggio, una capacità di trasmettere le emozioni attraverso la descrizione che sentiamo veramente vicina, sorella.

Quattro” è il quarto disco degli Ismael, che come da abitudine titolano i loro lavori con un numero corrispondente a quello di pubblicazione. .

A quattro anni dal precedente “Tre”, Sandro Campani (voce, chitarra elettrica, armonica), Giulia Manenti (chitarra elettrica), Barbara Morini (basso), Piwy Del Villano (sax, tenore, sopra, contralto) e Luigi Del Villano (batteria) tornano con undici pezzi animati dalle devozioni di sempre: alle parole della terra e al suono sanguinante elettricità delle chitarre, intanto che basso e batteria ne misurano il battito. Un cantautorato rock che in questo“concept-album mascherato”, come lo chiamano loro, fa i conti con lo sradicamento di un luogo, l’Emilia, da cui “ci siamo allontanati, nonostante siamo sempre qui. E così ci siamo allontanati da noi stessi e siamo morti, perché la terra non perdona”.
Nasce in questo modo il disco più intenso e incisivo di un’autentica formazione di culto che ha mantenuto nel tempo un’indole autenticamente indie. Gli Ismael, anche a questo giro, non seguono le mode ma continuano il loro percorso lungo un’idea di suono e di canzone che coinvolge la letteratura, il rock e soprattutto la necessità di fare i conti con le cose fondamentali della vita: “Se dovessi dire in poche parole questo disco, direi: morte, sradicamento e dimenticanza. Rimpianto. Terra”.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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