When England was the whore of the world Margaret was her madam

Alla veneranda età di 87 anni la storica Lady di ferro inglese, al secolo Margaret Thatcher, ha lasciato questo mondo. Sarà contento Morrisey che nel suo esordio da solista, nella canzone Margaret on the Guillotine scriveva “Ti prego, muori!”

Contro la figlia del droghiere, che ha guidato indefessa il Regno Unito per un bel po’, è stata fatta sempre bella musica, è stata la musa di una intera generazione arrabbiata per la sua straordinaria capacità di smantellare il Sogno inglese. “Se il rock non può cambiare, proviamo a cambiare il mondo” era il motto dei Red Wedge, il cuneo rosso formato da musicisti inglesi, giovani attori, scrittori e atleti, sostenitori ufficiali del Partito Laburista inglese preoccupati di “raddrizzare la bilancia, che in questo momento pende un po’ troppo a destra” spiegava Paul Weller, leader del gruppo degli Style Council, da sempre in prima linea nelle questioni sociali.

Per combattere la terribile Maggy a colpi di chitarra si adoperarono in molti, in una macedonia di nomi da far impressione: da Billy Bragg ai The Beat, passando per gli UB40, Tears For Fears, fino ai Genesis che la rappresentarono come un fantoccio nel video musicale Land of Confusion. I i brani sono talmente tanti da perderne il conto, per cui bisogna far attenzione ogni volta che in un testo inglese compare un Maggie, Margareth con epiteti correlati, non si tratta di altri se non dell’odiatissima contro cui gli Who urlavano “io odio la stronza – è una bomba a orologeria” e i Pink Floyd, con Roger Waters furioso per l’entrata in guerra contro l’Argentina per le Falkland, si chiedevano “Cosa abbiamo fatto all’Inghilterra? …oh Maggie, Maggie cosa abbiamo fatto?”.


C’è da dire che Margaret Thatcher e i suoi elettori resistettero imperturbabili all’ondata di odio, visto che la Lady di Ferro fu rieletta dal popolo britannico non una, ma due volte. E mentre alcuni super musicisti miliardari, come gli Stones e Bowie, si astennero dal criticare il liberismo economico della signora di Downing Street, sul podio dei più cattivi salgono i Crass con How does it feel? In cui le chiedono “Come ci si sente ad essere la madre di mille morti?” e, guarda guarda, il buon vecchio Sting che dedicò alla protesta dei minatori We work the black seam.

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Povera Maggie, madre di mille morti, stronza degna della ghigliottina, torturatrice di dissidenti politici irlandesi, presa in giro perfino in Italia da Bud Spencer e Terence Hill, nel film Non c’è due senza quattro. Ma c’è modo e modo e quello più bello è in una ballata dal sapore romantico partorita da quel genio di Elvis Costello, che in Tramp the Dirt Down, fa galleggiare su una melodia rassicurante i pensieri più crudi della sua generazione; frasi che non lasciano dubbi e che sono il titolo di questo scritto, frasi che trasudano la difficoltà di vivere quegli anni e che fanno dire ”Quando finalmente ti seppelliranno, verrò sulla tua tomba ad aggiungere terra”.

Margareth muore sola, seppellita non dalla terra, ma dalle note delle chitarre che non ammettono oblio.

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Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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