ALBERTO GIOVINAZZO – Akinori

“Akinori” è un brano dal forte impatto emotivo e simbolico. La canzone porta la firma di Alberto Giovinazzo, Giorgio Sprovieri e Roberto Cannizzaro, e intreccia armonie acustiche ed elettroniche per dar vita ad una ballata cantautorale dalle sonorità pop elettroniche, capace di evocare immagini potenti e riflessioni profonde. Il pezzo si ispira alla figura controversa di un comandante di baleniere, incarnazione di un sistema spietato che ignora la fragilità degli ecosistemi marini. Tra le onde dell’Oceano Pacifico e le acque delle Isole Faroe, la narrazione si snoda in un intreccio tra bellezza e devastazione, offrendo una prospettiva cruda ma necessaria sulla crisi ambientale che colpisce i nostri mari.

Prodotto da Alberto Giovinazzo e Roberto Cannizzaro e distribuito da Roka Music, “Akinori” è un canto di denuncia, ma anche un inno alla vita marina e alla sua straordinaria biodiversità, oggi sempre più minacciata.

Spiega l’artista a proposito del brano: “Ho sempre amato il mare, la sua grandezza epica e travolgente. È la casa terrestre di milioni di specie, un universo vivo che arricchisce la biodiversità della nostra Terra. Eppure, ho visto con i miei occhi come la sua bellezza venga calpestata, come l’avidità umana lo trasformi in un teatro di distruzione. Akinori non è un semplice nome: rappresenta un sistema, un modo di operare crudele e spietato. È il comandante capo di una baleniera, uno di quelli che naviga senza scrupoli, dal vasto Oceano Pacifico fino alle acque insanguinate delle Isole Faroe, dove la Grindadrap si consuma in tutta la sua brutalità. Ho immaginato il suo sguardo impassibile, la sua totale assenza di rispetto per il mare, mentre cerca specie protette come fossero trofei”.

Il videoclip di “Akinori” è un viaggio nella coscienza di un uomo che incarna l’indifferenza e la spietatezza dell’industria baleniera. Attraverso il sogno – o forse l’incubo – del comandante, si apre una dimensione onirica e simbolica, dove il mare si fa giudice e carnefice, trasformando il cacciatore in preda.

Il mare diventa portavoce di un senso di oppressione: acqua, onde e sangue si mescolano in un’atmosfera sospesa, quasi irreale, mentre la figura del comandante lotta contro la propria ombra, imprigionato nella rete che lui stesso ha gettato. La sua impotenza è il cuore del racconto: per un attimo è costretto a provare sulla propria pelle il destino che impone ad altri esseri viventi, ma la sua coscienza non si risveglia. Il ciclo della distruzione continua.

Il finale, volutamente privo di redenzione, sottolinea la tragedia più grande: l’essere umano ha la capacità di comprendere, di sentire, ma spesso sceglie di ignorare. Il comandante si rialza, si veste e riprende il suo posto, pronto a ricominciare.

“HUMUS” il nuovo album di Alberto Giovinazzo un’opera intensa e viscerale che esplora i cicli profondi dell’esistenza umana, intrecciando la fragilità dell’essere con la forza della rinascita. Il titolo stesso richiama l’elemento presente in natura che rappresenta, in modo straordinariamente evocativo, il punto di incontro tra due fasi totalizzanti della vita: la morte e la rinascita. In natura, l’humus è il risultato del deterioramento organico, un processo che, lungi dall’essere una fine, diventa l’inizio di nuova fertilità, nutrendo il terreno e consentendo il fiorire di nuova vita. Allo stesso modo, il concept del disco riflette questa metamorfosi biologica, proiettandola nell’universo emotivo e psicologico dei suoi personaggi. I protagonisti delle canzoni si muovono costantemente tra gli antipodi vitali: da un lato, l’annullamento e lo smarrimento causati dalle sfide e dalle contraddizioni della società contemporanea; dall’altro, la potente volontà di risorgere, imparando dagli errori del passato e trasformando il dolore in linfa vitale. L’essere umano è l’unica creatura capace di toccare il fondo e, senza perire, rinascere dentro se stessa. È questa resilienza primordiale, specchio dei cicli naturali, che “Humus” celebra attraverso melodie avvolgenti e testi di straordinaria intensità poetica.

Il disco “Humus”, prodotto da Alberto Giovinazzo e Roberto Cannizzaro, è distribuito da Roka Music.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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