Aprile 2025. Il riassunto del mese
Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.
Nel mese di aprile 2025 abbiamo recensito 43 album e presentato 131 video.
Nel 2025 abbiamo finora recensito 190 ALBUM e presentato 472 VIDEO
ALBUM
AGENDA DEI BUONI PROPOSITI – Prima Danza
Agenda dei buoni propositi è il marchio di fabbrica scelto da Tiziano Parente, artista pugliese, attivo in questa forma dal 2022 per un progetto a base di musica elettronica, che sfocia nell’ambient, sperimentazione, pennellate (free)jazz, non di rado vicino all’esperienza di Iosonouncane e con un sguardo a Laura Agnusdei. Un lavoro abbastanza ostico ma interessante e intrigante che conferma la vitalità della musica d’avanguardia italiana.
AUGE – Spazi vettoriali
Il quartetto fiorentino attinge a piene mani dalla tradizione new wave/rock italiana con un album di dieci brani autografi, perfetti nel mischiare il gusto new wave dei primi Litfiba degli anni Ottanta con un approccio che guarda al periodo successivo di Afterhours e Ritmo Tribale fino a sguardi al Teatro degli Orrori (“La teoria”). La pasta sonora e artistica della band però non vive solo di memoria ma anche di tanta evidente personalità e maturità, che rendono l’album solido e più che interessante.
BARBADOS – We Still Care
Dopo due ep la band pugliese giunge all’esordio sulla lunga distanza con un album di nove brani riflessivi, autunnali, umbratili, in cui convergono folk, rock, blues e pennellate psichedeliche. Il taglio è genericamente cantautorale, talvolta accarezza le atmosfere care a nomi come Arcade Fire o Wilco, echi lontani alla Smiths (“Sorry Again”) o il Bob Dylan con The Band (“Believe”). Terreni abitualmente poco frequentati in Italia. Ben fatto!
BAUMAN – Amusement Park
Un album crudo, granitico, dalle atmosfere claustrofobiche, su basi post punk e con un approccio talvolta grunge e metal. Un dipinto sonoro e lirico di una realtà sempre più infernale e oppressiva. La band suona più che bene e si adatta alla perfezione a una varietà impegnativa di stili, spesso caratterizzata da complessi cambi ritmici e da una compattezza sonora valorizzata da una produzione attenta. Album più che riuscito.
BILLY BOY E LA SUA BANDA – s/t
Torna su vinile la band emiliana, a rimpinguare una discografia ricca di uscite, dalla nascita nel lontano 1994, tra 45, compilation e un album. I quattro brani sono il classico assalto sonoro a cui ci hanno abituato, tra street punk, Oi!, punk rock, Peter and the Test Babies, The Businnes con impennate hardcore e un tocco hard 70, a condire il tutto. Sound compatto, “music for the terraces”, cori e voci perfette al contesto. Un gioiello ruvido che può diventare, al bisogno, oggetto contundente.
THE BRAVO MAESTROS – Keep It Simple, Stupid!
La partenza del trio biellese è di quelle che rendono le giornate più felici e serene. Il loro power pop beat che attinge a piene mani dagli anni Sessanta di Beatles e Monkees ma in chiave moderna e attuale (dai Romantics e Shoes ai Weezer e un’immancabile spruzzata di Ramones), è pieno di freschezza, energia, semplicità e immediatezza. Nessuna rivoluzione musicale, solo un disco godibilissimo, ben fatto e ottimamente composto, di pregevole fattura.
C+C=MAXIGROSS – Nuova era oscura
La band veneta aggiunge un nuovo tassello alla ricca discografia e a una carriera in cui l’aspetto dell’imprevedibilità artistica è sempre stato il tratto distintivo. Proprio l’impossibilità di definire e rinchiudere in recinti sonori la loro esperienza è il fiore all’occhiello del collettivo, che unisce post wave a sperimentazione, jazz, funk, con un gusto per l’ironia che permea buona parte dell’album. Il risultato finale è un lavoro, ancora una volta, personalissimo e originale, avanguardistico, dai tratti futuristi, quanto fresco e pulsante.
CAMALEONI – Camadamia
La band milanese, composta da giovani musicisti formatisi al Conservatorio, approda a un esordio in cui riluce tutta la loro competenza compositiva e creativa. Otto brani in cui fusion, jazz, rock, funk si rincorrono e ibridano, riportandoci alle atmosfere passate di esperienze esplosive come quelle di Spyro Gyra, Jaco Pastorius, Brand X di Phil Collins ma anche alle incarnazioni più recenti di quel sound, che ritroviamo oggi in band come Snarky Puppy o Vulfpeck. Bravissimi musicisti e coraggiosi nel scegliere certi riferimenti.
LE CAROGNE – Gigante
Attiva dal 2008 la band ligure, alle spalle una ricca vita discografica e concertistica, torna con un brano che ne mette in luce tutte le principali caratteristiche sonore. Garage punk, gli anni Sessanta del beat italiano, psichedelia in una fusione matura e originale. Brano godibilissimo, in attesa di qualcosa di più corposo al più presto.
CARONTE – Spiritus
Al quinto album il doom spietato e travolgente dei Caronte spinge l’acceleratore verso forme sonore ancora più occulte e (black) sabbatiche, dalle tinte tribali e minacciose. Ci sono elementi stoner, post punk e una modalità psichedelica abrasiva, cattiva e maligna. Il risultato è un blocco sonoro monolitico in cui però i vari elementi ne esaltano la varietà stilistica mentre la perizia tecnica ed esecutiva della band rende merito a composizioni ben strutturate e ottimamente composte. Un lavoro per appassionati dell’ambito che ne resteranno entusiasti
CASPIO – Noi che viviamo in un mondo perfetto
Un album d’esordio dalle idee e coordinate artistiche già molto chiare e definite. Un ottimo e riuscito mix con una base compositiva che guarda alla canzone d’autore ma tradotta in chiave alt rock, tra impennate grunge, riff chitarristici distorti e una vena melodica costante a stemperare il tutto. Gli Smashing Pumpkins sono un riferimento immediato ma entrano anche echi di Nirvana, Afterhours e Verdena. I dieci brani funzionano sempre, non ci sono cadute di tono. Ottima partenza.
COLLETTIVO RIVOLUZIONARIO PROTOSONICO – Al diavolo
La band toscana con il secondo album prosegue un cammino che intreccia l’afflato rivoluzionario del nome con un sound d’assalto che unisce elettronica, testi “combat” e le influenze palesi dalla lezione di CCCP e Offlaga Discopax. Ma quando scelgono strade diverse (vedi lo strumentale di sapore psichedelico “Baccante” o la conclusiva “Appaiono” più rockeggiante), dimostrano di avere molte altre frecce al loro arco.
ALESSANDRO COLPANI – Confini
Il cantautore piacentino raccoglie nel nuovo album una serie di brani che nel corso del tempo gli hanno dato riconoscimenti e soddisfazione, riarrangiandoli, cambiando spesso titolo e modalità espressiva, a cui aggiunge altre nuove composizioni. Un lavoro in cui la canzone d’autore (con Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Umberto Bindi in mente e alcuni riferimenti ad Angelo Branduardi) si fonde a folk, qualche elemento più rock e ad arrangiamenti ricchi, efficaci e sempre azzeccati. Un disco maturo, molto curato e raffinato. Più che ottimo.
DISH-IS-NEIN – Occidente, a Funeral Party
L’avventura dei Disciplinatha mise a ferro e fuoco la scena underground italiana tra gli anni Ottanta e Novanta con un progetto multimediale e sonoro provocatorio e di rottura, che attingeva dall’immaginario fascista (non lontano da quello dei Laibach). Chiusa quell’esperienza, due ex membri del gruppo hanno dato vita a questa nuova incarnazione artistica che poggia le basi su una post wave elettronica, solenne e minacciosa, colonna sonora drammaticamente perfetta per un’epoca senza più ideali, ideologie, cupa e spietata. Il disco si sublima con una versione algida e industrial di “Lucy In The Sky With Diamonds” dei Beatles. Un lavoro personale, coraggioso, unico.
EVA KUNT – Plastic Era
Elegante e raffinato album strumentale, prodotto utilizzando prevalentemente sintetizzatori e drum machine analogici, ricco di atmosfere calde, sensuali e avvolgenti, tra lounge, Nu jazz, con un costante groove di sapore funk a tessere le trame ritmiche. Il misterioso personaggio che si cela dietro lo pseudonimo ha un’evidente grande esperienza alle spalle nell’ambito, per la ricercatezza dei riferimenti e la cura della produzione. Un sound vellutato, dalle volute a tratti psichedeliche, adatto a qualsivoglia tipo di ascolto e fruizione.
FOLKSTONE – Natura morta
Sette album all’attivo per una band che ha messo a profitto una miscela apparentemente azzardata ma efficace, accostando strumenti antichi come cornamuse, arpa, flauti, bouzouki, ghironda e un sound rock/metal a base della classica triade di basso, chitarra e batteria. In questo doppio album esprimono al meglio il loro gusto sonoro, potente, travolgente, dall’attitudine epica, goth, dark. Inutile dire che i riferimenti partono dai Pogues e finiscono ai Dropkick Murphys ma il cantato in italiano rende il tutto originale e personale. Ad arricchire il lavoro alcune collaborazioni eccellenti come Modena City Ramblers, Trevor Sadist, Daridel e Punkreas. Gli amanti del genere si esalteranno.
MAX FUSCHETTO – Sniper Alley – To My Brother
Il compositore campano ha accolto con entusiasmo l’invito dei registi Cristiana Lucia Grilli e Francesco Toscani per scrivere le musiche inedite per il lungometraggio “Sniper Alley – To My Brother”, incentrato sulla tragedia accaduta a Sarajevo, durante la guerra fratricida degli anni Novanta. Le musiche composte sono il fulcro del suo quinto album. Evocative, intense, pianistiche, con un omaggio a Nick Drake, in costante equilibrio tra il drammatico, il tragico, il malinconico. Un lavoro che ne conferma l’altissima caratura compositiva e che non necessariamente deve essere correlato alle immagini, riuscendo perfettamente a vivere di vita propria.
GAZZARA – Criminal Sounds – A musical journey into 1960-1970s cop and spy movies
Il grande tastierista e Hammondista romano, firma un ennesimo album di pregio, rivisitando quindici temi cinematografici, da “Goldfinger” ai nostri “Profondo rosso” e ” Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. In mezzo anche “Starsky and Hutch” o “Mission impossible”. Il tutto però spogliato dalle parti orchestrali e rivisitato in chiave funk jazz da una super band che macina classe ed eleganza, registrato live in studio, restituendo a classici senza tempo immediatezza, urgenza, spontaneità. Super groovy.
CRISTIANO GODANO – Stammi accanto
Composto in periodo pandemico, posticipato per cinque anni, vede ora la luce il più che pregevole secondo album solista di Cristiano Godano, pubblicato poco dopo l’acclamato tour celebrativo per i trenta anni di “Catartica” dei Marlene Kuntz. Un lavoro molto intimo, malinconico e romantico, che non di rado attinge da una delle sue principali passioni, Neil Young, nell’incedere folk country di molte canzoni ma che guarda anche all’Eugenio Finardi più riflessivo (anche nell’esecuzione vocale). La qualità compositiva di Godano è sempre eccelsa, fresca ed efficace e, paradossalmente, sembra esprimersi al meglio proprio in un’ottica acustica (per quanto l’importanza dei Marlene Kuntz nella musica italiana sia assoluta). Una sorta di “altro” Godano, altrettanto autorevole e di grande pregio.
I CANI – Post Mortem
Il ritorno (in)aspettato (a lungo) della creatura di Niccolò Contessa ne conferma l’unicità stilistica e artistica, in questo paesaggio sonoro in cui convergono elettronica, new wave, una visione indie pop del tutto personale e distintiva. Da cui partono improvvise sferzate lo fi punk alla CCCP (“Nella parte del mondo in cui sono nato”, forse il brano più riuscito e immediato dell’album) o ricordi alla Beck (“Colpevole”). Tanta carne al fuoco per un lavoro, ancora una volta, riuscito e convincente.
LA CLASSE DIRIGENTE – Termini per una resa
La band catanese ha una storia particolare. Già attiva con il nome di Nadié, ha rivoluzionato recentemente line up e modalità produttive del nuovo album, cambiando anche nome. I dieci brani autografi li colgono alle prese con un sound che mischia, con eleganza, canzone d’autore, pop e un’anima rock che aggiunge energia e spinta alle canzoni. La qualità delle composizioni è buona, esecuzione e produzione altrettanto, gli elementi per un cammino artistico di ottimo livello ci sono tutti.
LA NINA – Furèsta
Un album potente e viscerale, che scava nella tradizione napoletana e campana, senza tradizionalismi calligrafici ma con un respiro attuale, pur conservando il battito cardiaco ancestrale. Una produzione eccellente inietta ai brani i colori primordiali delle radici ma rende tutto moderno e nuovo. Le melodie mediterranee si fanno di volta in volta malinconiche e struggenti (“Ahi!”), ipnotiche, minacciose (la stupenda “Figlia d”a tempesta”), travolgenti. Tutto splendido.
LA SEDUÇION – Sangre, Sudor y Cumbiabilly
Un disco divertentissimo che mischia generi e suoni apparentemente lontani ma alla fine decisamente affini, come rockabilly, surf e atmosfere tex mex e latine. Cumbiabilly è per l’appunto, una buona definizione. I brani, strumentali, sono conivolgenti, ballabili, solari e gioiosi. Una perfetta colonna sonora per un’estate torrida.
LES VOTIVES – Window
X Factor li ha lanciati all’attenzione del pubblico e ha fatto opera meritoria, perché il giovanissimo trio ha grandi frecce al suo arco. Sound potente, fresco, energico, che pur se attinge da riferimenti palesi come Brit Pop, Strokes e Hives, dimostra di sapere gestire con grande personalità una creatività e una spontaneità abbondantemente collaudate e mature. I sette brani e i poco più dei venti minuti di musica sono più che una promessa futura ma una realtà già pronta a entusiasmare.
LAURA VITTORIA – Kein Traum
La poetessa, cantautrice e producer lombarda, all’ esordio con undici autografi, in cui la canzone d’autore si mischia a dream pop, atmosfere sospese, un gusto quasi ambient. La sua vocalità è al centro del progetto (tra Bjork, Enya, Kate Bush) su basi in cui si mischiano archi, elettronica, un taglio solenne e altero di stampo new wave alla Cocteau Twins. Una partenza discografica di grande effetto ed efficacia.
KICCA e OSCAR MARCHIONI – Alegre me siento
Dopo vent’anni di collaborazione, Kicca e Oscar Marchioni firmano il primo album in duo, pianoforte e voce. Undici brani autografi che, nonostante il minimalismo strumentale, reggono alla perfezione, grazie allo spaziare in svariati generi, dal jazz, alla canzone d’autore, fino al reggae. Il tutto permeato da una costante linea soul, ben valorizzata dalla voce calda di Kicca. Un album d’ascolto, elegante e raffinato, più che riuscito.
MAMUTHONES – From Word to Flesh
Torna la creatura di Alessio Gastaldello (ex Jennifer Gentle) a sette anni dall’ultimo lavoro. Un tempo infinito se pensiamo a quello che è accaduto nel frattempo (anche in ambito musicale). Come sempre i Mamuthones sorprendono, con una proposta fuori da ogni schema, lontana da qualsiasi collocazione artistica. “From word to flesh” è una lunga, cupa, minacciosa, dolente, colonna sonora di un’apocalisse imminente (o presente), dalle tinte dark, post punk, sperimentale, ossessiva, liquida, tenebrosamente avvolgente. I Velvet Underground oggi suonerebbero presumibilmente così (in particolare in “Can’t Be Done”, il vertice dell’album).
MEGAN IS MISSING – Depression Is a Fashion
Torna il trio napoletano con un travolgente ep, abrasivo, potentissimo, devstatante. Approccio garage punk che vira verso la rabbia più estrema dell’hardcore, sorta di esasperazione del sound di Amyl and the Sniffers, sporcato da distorsioni alla Sonic Youth e dal groove dei primi Black Flag di “Nervous Breakdown”. La cover di “Bit It You Scum” di GG Allin chiude alla perfezione la sequenza dei cinque brani. A real kick in the ass!
MIGRAINE – Un’abitudine
Il trio brindisino all’esordio con un album potente, abrasivo e compatto. Il post grunge è l’elemento dominante, con particolare riferimento al sound tipicamente Queens of the Stone Age ma assembla anche ritmiche di gusto funk/punk e una predilezione per post core e stoner di marca psichedelica. Il cantato in italiano valorizza testi mai banali e sempre efficaci, la qualità compositiva e di prima qualità.
NEKO AT STELLA – Into The Wasteland
Il terzo album della band toscana ne conferma lo spessore artistico e la costante evoluzione stilistica. Un bollente mix di stoner, hard rock Settanta alla Blue Cheer (con qualche sferzata Doom) filtrato in tonalità costantemente psichedeliche e un’anima blues. A condire il tutto qualche riferimento Sixties (il riff iniziale della lisergica “A Dead Tree Gives No Shelter” che riecheggia “Heart Full Of Soul” degli Yardbirds) e shoegaze. Un album maturo, di respiro internazionale, in cui concretezza compositiva ed esecutiva vanno a perfetto braccetto.
NEOPRIMITIVI – Orgia mistero
La visionaria band romana mette a frutto ore di concerti, prove, improvvisazioni, sperimentazioni, in un album d’esordio abbacinante nella sua esplosione di colori e sapori psichedelici, a cui si aggiungono riferimenti alle esperienze nostrane tardo anni Sessanta di band come Chetro & Co e Le Stelle di Mario Schifano, al kraut rock, a tutto quell’immaginario a cavallo tra anni Sessanta e Settanta. Non c’è solo quello perché non è difficile scovare appigli diretti a ritmi e groove afro funk, fiati soul o a sguardi a quel capolavoro dimenticato che fu “666” degli Aphrodites Child. In poche parole: tutto stupendo.
ALESSANDRO PALAZZO – Provincialotto
Voce e fondatore della band brindisina dei Klaudia Call, Palazzo firma un ottimo esordio solista, in cui spicca fin da subito una delle principali matrici ispirative, Francesco De Gregori, esplicitamente citato nella copertina che riprende quella dell’omonimo album del cantautore del 1978. C’è anche tanto Lucio Battisti ma l’aspetto rilevante è che influenze così classiche (che potrebbero apparire scontate), sanno fondersi con una visione alt rock che attinge tanto da Lou Reed come da Umberto Maria Giardini, tra i tanti. Una partenza molto incoraggiante.
PLASTIC MAN – The end and the beginning
Terzo album per la band toscana capitanata dal cantante/chitarrista Raffaele Lampronti e una nuova discesa in un magma psichedelico che spazia dalle immancabili radici di Syd Barrett e arriva fino agli XTC. In mezzo Love, Tomorrow, Grateful Dead e tutto quello che si tinge di colori fluorescenti e acidi. Suonato con grande perizia e arrangiato con perfetta conoscenza della materia affrontata (non è l’esperienza quella che manca all’autore). Un ottimo lavoro di altissima qualità, perfetto per gli appassionati del genere, senza cadere in scontati revivalismi.
ROOZALEPRES – A Leveret Biz
Secondo album per la band toscana e nuovo assalto sonoro a base di un grintoso rock ‘n’roll intriso di hard rock, garage e punk. Sullo sfondo la lezione di New York Dolls e Hanoi Rocks, in primo piano i travolgenti ritmi di Hellacopters o Gluecifer. Ad ammantare tutto, un gusto marcato per il buon vecchio Southern Rock e il rock blues. La band si muove a perfetto agio in questo calderone sonoro, compone bene, suona con la giusta attitudine e confeziona un album che entusiasmerà gli appassionati dell’ambito.
S.C.I.O. – Children of prostitution
Torna il progetto di Stefano Scioni, dopo il riuscito debutto nel 2023 con Discorsi Distorti. Il sound prosegue sui sentieri già conosciuti, tra post rock, post punk, noise, industrial, che si unisce a testi che parlano di dolore, sopravvivenza e speranza. Il tutto con una “sceneggiatura” teatrale/cinematografica che prevede insert parlati, rumori, suoni. Spiccano la personalità e la maturità dell’opera, ancora una volta di grande livello creativo e artistico.
TOMMASO SECONI – Fragolina di campo
L’esordio del cantautore teramano (già attivo in altre incarnazioni ed esperienze) si segnala per una versatilità artistica e la scelta di spaziare in diversi ambiti sonori, non comune. Da intense ed emozionanti ballate pianistiche si arriva a momenti in cui è l’elettronica a essere protagonista, con ritmi quasi dance, pur se è sempre la canzone d’autore la linea a cui si appoggia il suo tratto compositivo. Manca forse ancora una definizione della personalità ma l’inizio è più che promettente.
THE SHAMELESS – Prayers after Dark
Torna la band ragusana con un nuovo album, il terzo, come sempre stiloso e raffinato. Il riferimento più immediato e voluto è quello per Nick Cave and the Bad Seeds (di cui, non a caso, ripropongono una buona versione di “Straight to You“) ma gli otto brani spaziano tra new wave, gospel, rock, blues “malato” e un omaggio ai, purtroppo, dimenticatissimi The Sound nella conclusiva “I Can’t Escape Myself “. Una conferma per una band dal respiro internazionale.
SIX FEET TALL – Daily Whistle
In procinto di arrivare al decimo anno di attività, i Six Feet Tall firmano il terzo album, che trasuda rabbia, potenza sonora, aggressività. Il contenuto si divide tra grunge, punk, post punk, impennate post core, folate stoner, cadute doom. Le chitarre sono abrasive, la ritmica non concede pause, la voce urla. A tratti impressionanti, confezionano un album di tutto rispetto. che gli amanti del genere apprezzeranno.
SONIC TRANSISTOR – Floodgaze
Un progetto concepito e realizzato da Giovanni Ianiro, produttore, compositore e polistrumentista con base a Roma. Primo album che segue l’EP “Distances” del 2022, in cui il sound si affida ad atmosfere post wave, dark, goth con una chiara matrice shoegaze e dream pop. Sette canzoni che guardano tanto ai Cure come ai My Bloody Valentine e Jesus and Mary Chain. I cultori di questo ambito apprezzeranno la cura con cui ha scelto i riferimenti e la trasposizione in chiave personale di queste matrici.
LUCA SPAGGIARI – Santa Miseria
Il cantautore emiliano, frontman dei Fargas e fondatore dell’etichetta discografica Private Stanze, firma il secondo album solista, dopo l’esordio del 2016. Un lavoro molto personale che unisce canzone d’autore contemporanea (seppure si avvertano echi di Rino Gaetano e del primo Vasco Rossi, in particolare in “Stereotipato”) a folk rock ed evoluzioni rock psichedeliche (soprattutto nella conclusiva “Universo pt.2”). Il mondo di Spaggiari è vario e composito e si riflette in una scrittura senza limiti, pronta ad assimilare numerose influenze e riferimenti. Ottimo.
ANDREA TICH – Masturbati Prima e Dopo
Andrea Tich debuttò nel 1978 per l’etichetta Cramps di Gianni Sassi con l’album Masturbati, uno dei lavori più anomali, meno definibili e circoscrivibili in un genere, nella storia della canzone d’autore italiana. Un album che in qualche modo guardava alla new wave che stava esplodendo ovunque ma che in Italia ancora non era arrivata, se non saltuariamente e occasionalmente. Ma anche allo stile provocatorio e poliedrico di Frank Zappa, il tutto proposto con una personalità unica. Rivive ora in questa versione, in cui troviamo provini originali, live, inediti e remix e che dimostra di non avere perso nemmeno un briciolo di quella freschezza e spontaneità creativa dell’originale. L’occasione ideale per (ri)scoprire tanto talento.
VIDEO
4EIGNER – Keep moving, A BAD DAY – Underminer of conventional truth, A MORTE L’AMORE – Non ti piace, ADAM P – Aripijet, MARINO ALBERTI – Ho aspettato, ALCHEMICA – Solo Una Stagione, ALEPERSEMPRE – Tetrapak, ALTERNA – Idrogeno, ANDUZE – The Goat – AUGE – Lei, JOE BARBIERI – Poco mossi gli altri mari, CESARE BASILE / SARAH ELKAHLOUT – Frustration, FULVIO BE – Portami in giro, ALBERTO BERTOLI – Amore mio (feat. Modena City Ramblers), BIOVOID – Invincible, BOHRIS – Panico, BOSCO SACRO – Be Dust, BRUNO AND THE SOULDIERS – Senza una lira, CALIBRO 35 – Discomania, MARCO CALINI – Per te, TONINO CAROTONE e GIULIO WILSON – Mondo divino, CARROBESTIAME – Figlio dell’Africa feat. Dudu Morandi e Fry Moneti (Modena City Ramblers), JOHNNY CORTEZ – Latinero, DALILAH – Bossa, EMMANUEL DE LA PAIX – Sky Room, JOHN DE LEO JAZZABILLY LOVERS – Love me tender, CHANEL DILECTA – Never got away, LORENZO DIPAS – Blue Ice, ENERGUMENI – Energumeni, ESCAPE TO THE ROOF – Morning Glory, DON PASQUALE FERONE – Presenza, FH3NIX – Se fossi un pittore, FIORI – Caino o Abele, FLORA – Un’ora, ADRIANO FORMOSO – Né rabbia né dolore, FOTTUTA MARMELLATA – L’amore è una brutta cosa, FOUR SEASONS QUINTET – Oui, c’est moi!, PATRIZIA GALLINA – Amati, GATE 66 – Eva, ALBERTO GIOVINAZZO – Akinori, GRIME SPITTERZ OXN, Ric de Large – Un Sogno, GTO & ANGELIQUE – Straniera, KILL YOUR BOYFRIEND – Discretion, HONEY BOMBS – Berserk, THE HORMONAUTS – Turn on the light, VALENTINA INDELICATO – Bluette, INFECTION CODE – Faceless God, MAURIZIO INNOCENTI – After the rain, JABONI – Esistere, KATIA E MARUSKA – Senza me no, JERRY MOVERS – Eparina, LA NIÑA – Figlia d’ ‘a Tempesta, LABASCO – Napoli Melancholia, LACITTÀDOLENTE – A lever fiddled with, weightless [ Venal II ], LAURYYN – Londra, LINN – Mille ferite per te, LUCA V – Litio, MADAOKI – Mad Trip, MAYA – British Columbia, MAMA.IN.INCA – Fluo, MARLA – Dimmelo, DANIELE MARRONE – Luce, FABIO MARTORANA – Solo un sogno, MASH – Tu ti Ami o No?, MARCO MATTEI – Just tired, MEGAN IS MISSING – Failure, GIULIA MEI – Un tu scuiddari, MERON – Umani giorni, MIGRAINE – Linda, THE MISS – L’Enfer, MOISE’ – Dentro me, MONDO BOBO – Inquiete, MONIA – Adoro, MONKEYS FROM SPACE – Banana Sattva, ERIC MORMILE – Animale ‘e città, ERICA MOU – Sedimenti, ERICA MOU e CAROLINA BUBBICO – Mangia la mela, MUGA – A testa in giù, MATTEO NATIVO – Clap Hands, NENNA – Scappiamo, NIKO – Anime perse, NOINDEX – Miracoli e santi, PALO CANTO ft. Nóvé Soma – Closer to the Sun, ARIANNA PASINI – Lontano, PIASTRA – Se si pensa, CLAUDIA PISANI – I Hope You’re Okay, PLANT – Piccolo me, FABIO POLI – Futuro passato, POV RISE – This wave is mine, PIERCARLO PRESSENDA – L’inizio della fine, RAINBOW BRIDGE – Gaba, REBIC feat. JACOPO SARNO – Ho voglia di vederti, ROAD SYNDICATE – Here comes the band, RIBES – Non c’è posto in hit parade, WALTER RICCI – ‘A Freva, ROCCO – Arrivano gli alieni, ALESSIO ROSATI – Una parte di te, ROSE – Voilà, ROBERTO SACCHI – A mia madre, SACRANE – Black Flower, SACROMUD – The Mule, SASA’ V – La ribalta, MICHELE SFORZA – Oltre il tempo, BOBBY SOLO & FRANCESCO SERRA – Il mio sole, SOLARIS – Castigo, LUCA SPAGGIARI – Santa Miseria, STEFANO SPAZZI – Ancona è un’idea, ALESSANDRO SPINA – Il Tacco che Sbanda, MANÙ SQUILLANTE – Vizi e virtù, STONE FIST – Nightmare Blues, STUDIO MURENA – Jazzhighlanders, SILVIA TANCREDI – Miles away, FRANCESCO TASKAYALI – Hakan, THINK.PMAD – Chance, ANDREA TICH – Masturbati, TOMKEY – 24H, TYMBRO, ELISA P – Disaffection, RMX, GLORIA TRICAMO – Discount, OLIVIA TRUMMER – You Are the Sunshine Of My Life, TOMMASO VARISCO – Behind Your Line, VENERUS – Ti penso, VERSAILLES – Felice mai, WAY TO BLUE – Voices of darkness, WOJTEK – E quando il sole si spegnerà, saremo noi a bruciare il cielo, YOUNGEST – Empty heart, ZEN HOBO – Be My Way, XIII BLADES – Funkapologies
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