RIBELLICANTI – Parlami del coprifuoco
Un album che ne conferma lo spessore qualitativo e compositivo e il modo per attualizzare con personalità il patrimonio folk, a cui fanno evidente riferimento le atmosfere delle otto canzoni autografe.
Un album che ne conferma lo spessore qualitativo e compositivo e il modo per attualizzare con personalità il patrimonio folk, a cui fanno evidente riferimento le atmosfere delle otto canzoni autografe.
I cinque brani si muovono in un’atmosfera malinconica e plumbea, avvolta da un gusto per le ballate care agli arrangiamenti di Phil Spector, all’alt folk e un’attitudine Lou Reediana.
Il sound è crudo, sporco, il richiamo a Jon Spencer Blues Explosion, Jack White e Black Keys (“Shade Tree Mehanics”) è automatico.
I dodici brani del nuovo album si muovono tra dream pop, folk, un gusto tra Lou Reed e Jonathan Richman che occasionalmente spunta, il delizioso mash up tra la Marianne Faithfull anni 60, Belle and Sebastian e Velvet Underground dell’iniziale “It’s time”, il garage rock.
Torna, dopo venti anni di assenza, la band torinese, attiva dal 1991, con un album che ne conferma e ripropone le principali caratteristiche: hardcore che si mischia a post punk, linee melodiche che guardano...
Al quarto album la cantautrice rock ci regala un nuovo episodio di una carriera che cresce progressivamente, mantenendo una personalità ben distintiva.
Allegato al nuovo numero della rivista “Gimme Danger” un 45 giri in 250 copie .
Sguardi alla psichedelia meno ovvia (e a quella Barrettiana), alla no wave, all’incedere ritmico ipnoticamente kraut.
Di rado abbiamo ascoltato riferimenti così diretti agli ultimi Arctic Monkeys ma soprattutto alla stupenda creatura parallela di Alex Turner, i Last Shadow Puppets.
Un gradevole viaggio in un calderone di sonorità e suggestioni genericamente “world music”, in cui convolano calypso, cumbia, dub, elettronica, mondi lontani.
Commenti recenti