Maggio 2025. Il riassunto del mese
Come ogni mese procediamo a un riassunto delle recensioni e dei video pubblicati.
Nel mese di maggio 2025 abbiamo recensito 44 album e presentato 126 video.
Nel 2025 abbiamo finora recensito 234 ALBUM e presentato 598 VIDEO.
ALBUM
AA.VV. – Real Cool Time vol.3
Allegato al nuovo numero della rivista “Gimme Danger” un 45 giri in 250 copie con la partecipazione degli inglesi Odd Men Out (alle prese con surf punk incisivo e molto personale), oltre ai nostri Not Moving (con una versione acustica di “Gimme danger” di Iggy and the Stooges), G.O.L.E.M. e il loro psych prog rock potente e travolgente, il garage punk dei Project V.
A/LPACA – Laughter
Torna il dissonante quartetto mantovano con un nuovo album che parla, come ci hanno abituati, un linguaggio originale perché attinge da riferimenti insolitamente miscelati, che finiscono per produrre un insieme che non è semplice definire. Un pregio sempre meno comune. Nel nostro caso la matrice più genericamente ovvia è quella dei Sonic Youth, che sapevano abbinare un’attitudine punk alla voglia di sperimentare e rendere abrasivo tutto ciò che toccavano. Non dimenticano però certi sguardi alla psichedelia meno ovvia (e a quella Barrettiana), alla no wave, all’incedere ritmico ipnoticamente kraut. Ancora una volta hanno fatto centro.
ALELOI – It Smells Funny
Esordio con il botto per il bassista torinese. Un album fusion strumentale in cui confluiscono, con una maestria esecutiva di rara efficacia, funk, soul, jazz, blues, perfino lo swing orchestrale in “The Shepherd’s march” dal ritmo caro alla tradizione New Orleans e un Hammond protagonista. Ad accompagnarlo Simone Garino al sax, Alberto Borio al trombone, Gigi Rivetti al piano, tastiere e assistenza alla produzione, Giulio Arfinengo alla batteria e percussioni oltre agli ospiti: alle chitarre Alessandro Di Virgilio e Paolo Bonfanti, alla sezione fiati i Fratelli Lambretta , alla tromba Fabrizio Bosso. La band si diverte, il clima è disteso e solare, l’album godibile e fruibile.
ALTERIA – Nel fiore dei tuoi danni
Al quarto album la cantautrice rock ci regala un nuovo episodio di una carriera che cresce progressivamente, mantenendo una personalità ben distintiva. Le dodici canzoni sanno destreggiarsi tra rock classico (“Pixies”), intense ballate acustiche, brani dal taglio “epico” e orchestrale (“Camomilla col gin” che riporta ad alcuni episodi della carriera solista di Robert Plant), hard rock (“Personalissima rivolta”) e tanto altro. Risaltano l’eccellenza della produzione, la qualità compositiva ed esecutiva che fanno di “Nel fiore dei tuoi danni” un disco di prima qualità.
ANY OTHER – Per te, che non ci sarai più
Una qualità che non è mai mancata a Any Other è l’eclettismo artistico, tanto che, volendola ascrivere a un genere artistico ben preciso, è cosa ardua. Non che sia importante, quando in un breve ep riesce ad esprimere così tanta bellezza, spaziando da una canzone d’autore personale e ricercata a umori alt folk, sorta di mashup tra Juliana Hatfield e Ani Di Franco. Al tutto si aggiunge la scelta linguistica di cantare due brani in italiano, uno in inglese e uno in giapponese. Si avverte l’urgenza e la spontaneità del progetto, volutamente a sé stante, senza particolari agganci al passato o al futuro. E proprio in questo l’ep si lascia ancora di più apprezzare.
ARPIONI – Buona Mista Social Ska
La band “internazionale” pubblica il secondo volume (a 25 anni dal precedente), dedicato alla rivisitazione “in levare” di brani della canzone d’autore italiana. L’aspetto rilevante è innanzitutto la scelta del materiale, mai banale, che rovista nei meandri più oscuri, da I Ribelli a un brano “minore” di Lucio Dalla ma non disdegna classici come “Azzurro” o “Lugano addio”. Ma c’è anche la capacità di riprendere il tutto attraverso le varie declinazioni dello ska, da quello più tradizionale, al rocksteady, alle origini con il Mento (folk giamaicano), fino a umori più classicamente original reggae. Irresistibile la “Tanto pe’ cantà” con la voce di Valerio Mastrandrea, uno degli ospiti con Tonino Carotone, AWA FALL aka Sista Awa e Diego Bianchi. Un album divertente, solare, riuscitissimo.
CESARE BASILE – Nivura Spoken
Una delle particolarità più apprezzabili in un artista è la capacità di reinventarsi, rimettersi costantemente in discussione, aprirsi a nuovi orizzonti, senza cullarsi nell’auto omologazione. Cesare Basile non ha mai mai avuto di questi problemi, in una (lunga) carriera, costellata da continui e progressivi cambiamenti artistici, talvolta sorprendenti ma, con il senno di poi, appartenenti a un unicum creativo, saldamente legato da un robusto filo conduttore. Da tempo sperimenta con elettronica e una strumentazione spesso inventata e autocostruita. In questo progetto, rimasto per anni nel cassetto e finalmente pubblicato (in CD e cassetta), entra in un abrasivo e ostile ambito sonoro quasi industrial, talvolta dissonante, affiancandosi alle voci (dialettali e in lingua) di Nada, Rita Lilith Oberti, Sara Ardizzoni, Vera Di Lecce, Valentina Lupica e Sarah Elkahlout. Riservato e destinato a chi sa guardare avanti (e dentro).
BOSCO SACRO – Live at Chiesa Armena
Registrato in una villa del XVI secolo nel nord-est d’Italia il live coglie la band al secondo album (il primo è interamente riprodotto insieme a tre inediti in questo concerto intimo ed esclusivo) e in uno stato di grazia espressiva. Nell’ora di musica rimangono fedeli al loro concetto di composizione liquida ed espansa, tra ambient, doom e atmosfere debitrici ai Pink Floyd di “Ummagumma” e dintorni. L’incedere catartico e solenne del lavoro avvolge e ipnotizza e si caratterizza per l’unicità di una proposta simile nella scena nostrana.
VALERIO BRUNER – Maddalena
Come da tempo ci ha abituati (“Maddalena” è il quinto album dell’artista napoletano) Valerio Bruner parla un linguaggio crudo che, pur partendo dalla canzone d’autore, si sviluppa in un rock aggressivo e pulsante, non di rado vicino a suoni grunge e (quasi) punk (“Sanghe” in particolare). Oltre al riferimento principale (Bruce Springsteen) si possono avvertire anche le marcate influenze di numerose band americane degli anni 80/90 che pur legati alle radici si gettavano su suoni aspri e ruvidi (Del Fuegos, Long Ryders ad esempio). Il cantato in napoletano riporta anche all’Edoardo Bennato più rock, le canzoni sono curate e sempre efficaci, i testi profondi e diretti. Ottimo lavoro.
LUDOVICA BURTONE – Migration Tales
Accompagnata dai talentuosi Milena Casado (flicorno), Julieta Eugenio (sax tenore), Marta Sánchez (pianoforte), Tyrone Allen II (contrabbasso) e Jongkuk Kim (batteria), la violinista omaggia nel suo nuovo album le difficili e drammatiche esperienze delle donne migranti alla ricerca di un posto dove sentirsi a casa. Musicalmente i sette brani (sei originali e un arrangiamento di Água e Vinho del compositore brasiliano Egberto Gismonti), si muovono in un contesto di contemporary jazz, dal portamento cameristico, contaminato con varie influenze (da quelle latine alle mediterranee). L’esecuzione a livello di eccellenza va a perfetto braccetto con l’inventiva e l’eleganza creativa delle composizioni. Più che apprezzabile.
CASINO ROYALE – Fumo
Senza dubbio una delle band più rappresentative e innovative che hanno attraversato lo scibile musicale italiano dal punk in poi. In grado di evolversi in continuazione, dallo ska iniziale a forme sonore sempre più contaminate, tra rock, funk, hip hop, soul, elettronica, dub, drum and bass e tanto altro, fedeli allo spirito della prima pietra miliare della fusione di stili, “Sandinista” dei Clash, a cui hanno fatto spesso esplicito riferimento. Il nuovo album è impostato come una suite unica che lega i vari brani, colonna sonora in cui convergono tutte le varie variabili dell’amata black music, declinata in chiave moderna ma con agganci voluti ed evidenti alle radici. A fianco degli storici membri Alioscia e Patrick Benifei, le voci della giovane rapper Alda e di Marta Del Grandi. Album stupendo e di altissimo livello.
COLLETTIVO IMMAGINARIO – Oltreoceano
Il batterista Tommaso Cappellato, il bassista Nicolò Masetto e il tastierista Alberto Lincetto giungono al secondo album con un curriculum di tutto rispetto, soprattutto grazie a funamboliche esibizioni live tra Italia, Los Angeles e Londra. Il loro è un sapiente, raffinato ed elegante mix (strumentale) di atmosfere da colonna sonora di film anni Sessanta/Settanta che si mischiano a funk, fusion, jazz e un uso sempre discreto dell’elettronica, declinata a un gusto vintage. Azymuth e Herbie Hancock sono i riferimenti più immediati ma trovare numerosi altri spunti non è difficile, tanta è la versatilità della band. Album gradevolissimo, ricco di energia e di un approccio solare.
MARIANO DEIDDA – Canta Pirandello: Girgenti
Torna il “canta-poeta” con un nuovo tassello del suo percorso di omaggi ai grandi della letteratura (precedentemente con Fernando Pessoa Cesare Pavese, Grazia Deledda), il cui nuovo protagonista è Luigi Pirandello. Un sapiente connubio di canzone d’autore, atmosfere jazz e poesia, che rimanda nell’approccio al migliore Paolo Conte. Ma è solo una facile suggestione, essendo il contenuto molto personale distintivo, soprattutto pressoché unico nel suo concept. Da ascoltare e, inevitabilmente, apprezzare.
ELECTRIC CHERRY – Cherry Heart
Secondo album per la band capitolina a base di un possente hard rock, dalle tinte blues e un groove ritmico che guarda al funk rock ma che non disdegna convincenti melodie pop. Hanno la solidità dei Black Crowes, mutuata dai Led Zeppelin, e l’amfetaminica energia di band come gli Hives. Suonano benissimo, la produzione è sempre azzeccata, suoni potenti ma puliti. Un lavoro più che ottimo.
ERAÈMME – Meno male
L’esordio del cantautore pugliese è un riuscito mix di canzone d’autore, funk, r&B, folk, indie pop. I sei brani hanno melodie molto fruibili, si avvalgono di ottimi arrangiamenti e di un livello compositivo di alto profilo. Un assaggio convincente delle capacità di un autore che ha le carte in regola per regalare molte soddisfazioni artistiche.
EUGENIO FINARDI – Tutto
Uno dei cantautori italiani più rappresentativi in assoluto di sempre, chiude la carriera discografica con l’ultimo anno di inediti, a celebrare i 50 anni di attività. Lo fa con la consueta eleganza mista a rabbia, disillusione, speranza. Testi sempre incisivi, lucidi, spiazzanti che sanno guardare con uguale profondità passato, presente e futuro. Musicalmente si pone sempre in perfetto equilibrio tra canzone d’autore, rock, suoni ricercati, umori mediterranei. Se sarà veramente un addio, lo avrà fatto nel migliore dei modi.
FIORI – Distinti saluti
La band torinese unisce un trio di collaudati musicisti che arrivano da Titor e Fratelli di Soledad, alle prese in questo nuovo progetto con un sound granitico, che guarda a rock ma soprattutto a post punk, punk rock fino al travolgente hardcore di Distinti saluti e al post hardcore di Caino e Abele. In mezzo una coraggiosa rielaborazione di Meri Luis di Lucio Dalla. Il gruppo suona compatto, abrasivo, solido, senza fronzoli, diretto. Una formula più che efficace e distintiva. Un lavoro più che ottimo.
FABRIZIO FRABETTI – La bellezza
Dopo cinque anni di pausa discografica torna il cantautore emiliano con un album curato, maturo, ricco di qualità compositiva e interpretativa, giocato sull’esaltazione di una personalità di primo piano. Le influenze sono molteplici ma sempre dosate alla perfezione, senza mai diventare ingombranti o preponderanti. Già la partenza dal groove funk di Vernice bianca è una buona introduzione, che vira subito su tonalità alla Paolo Conte (alla cui vocalità e stile spesso si accosta) in Radio dell’Est per proseguire in colori sfumati in chiaro/scuro fino all’elegante e ironico funk blues di I quiz insegnano e alla conclusiva malinconica ballata mid tempo Cani nella notte. Un nome da annotare e seguire, un album di alto livello, nove brani in grado di riservare grandi soddisfazioni.
FRAMMENTI – Merce
Torna, dopo venti anni di assenza, la band torinese, attiva dal 1991, con un album che ne conferma e ripropone le principali caratteristiche: hardcore che si mischia a post punk, linee melodiche che guardano alla tradizione dei Kina (e di conseguenza Husker Du) ma non mancano momenti che ci riportano alle atmosfere a cavallo tra Massimo Volume e Teatro degli Orrori. La lista di riferimenti potrebbe essere lunga ma poco importa, l’essenza è la qualità del nuovo lavoro, sincero, urgente, che ripropone una band che ha precorso i tempi e torna all’apice della forma.
THE HELLCAT – Wish I Wasn’t A Monkey
La band pugliese alle prese con un nuovo ep dal taglio piuttosto inusuale nella scena italiana. Di rado abbiamo ascoltato riferimenti così diretti agli ultimi Arctic Monkeys ma soprattutto alla stupenda creatura parallela di Alex Turner, i Last Shadow Puppets. Quel gusto Sixties che ha permeato il Britpop ma che ha saputo flirtare poi con le melodie e le atmosfere languide di Burt Bacharach e di certo mellow soul tradizionale. I quattro brani sono compositivamente perfetti, molto bene arrangiati e dal grande potenziale. In trepida attesa di un album.
HUMPTY DUMPTY – Canti della merda
Come definire l’opera di Humpy Dumpty? A parte la ricca discografia (23 album!) che ha spaziato nei più svariati ambiti, fieramente arroccato su posizioni di intransigente autoproduzione e autodistribuzione, nel nuovo album l’autore messinese si attesta su un cantautorato di gusto lo-fi che costeggia talvolta l’epica “storta” di Beck, condito da linee melodiche che cozzano con chitarre aspre, amore per suoni psichedelici, post punk e un approccio che riporta anche a J Mascis. Il tutto condito dalle stralunate liriche della fascinosa Florita Campos. Un lavoro, come sempre, personale, che non difetta certo di inventiva e gusto (molto alla Frank Zappa) per il bizzarro. Da ascoltare.
LF – La bambina e i mostri
Il nuovo album del batterista dei Misère de la Philosophie ci porta in una realtà glaciale, figlia della prima new wave elettronica, tra sintetizzatori, drum machines, atmosfere ipnotiche e ossessive. La mente corre ai Suicide, primi Human League, Tubeway Army di Gary Numan, ai pionieristici esordi della new wave italiana (Faust’O, Gaznevada, X Rated). Un progetto molto interessante, dalle tinte inquietanti e minacciose.
LIQUID GERMS – Return to Earth
Torna la band piacentina, nata nel 1997 ma dalla carriera altalenante, con vari cambi di formazione e una discografia limitata a un album e a uno split. Il previsto nuovo lavoro nel 2001 rimase confinato a un demo Cd che viene ora riproposto, completamente risuonato e con l’aggiunta di altre canzoni realizzate all’epoca. Il sound rimane quello degli esordi, un surf strumentale potente e amfetaminico, fortemente influenzato dalla lezione di Man Or Astroman e Devo, sposati al suggestivo immaginario dei film di fantascienza anni 60/70 da Star Trek alla serie UFO (con tanto di spezzoni audio ricavati dai film originali). Divertente, originale, suonato benissimo.
MAYA – Artificio fantàstico
La cinematic/post-rock/exotica strumentale della band napoletana è un gradevole viaggio in un calderone di sonorità e suggestioni genericamente “world music”, in cui convolano calypso, cumbia, dub, elettronica, mondi lontani (e ormai spesso molto vicini). Il mix è suggestivo, stimolante, speziato, colorato. Originale e molto intrigante.
MESSA – The spin
Il quarto album della band veneta ne conferma la costante evoluzione verso uno stile sempre più personale e distintivo. Alla classica matrice doom metal aggiungono melodie suadenti di sapore post wave che riportano al miglior goth rock degli anni Ottanta. Il tutto si amalgama con le consuete influenze di gusto blues e jazz. La classe del gruppo è indiscussa e pone un nuovo tassello in un percorso artistico, come sempre, di altissimo livello.
NANA BANG! – How To Come Invisible
Tornano con un nuovo album (prodotto e supervisionato da Giovanni Ferrario), Andrea Fusari e Beppe Mondini ovvero i Nana Bang! side-project di GuruBanana. Undici brani in cui proseguono nel loro classico solco sonoro, figlio di Velvet Underground, Modern Lovers, Violent Femmes, tra folk punk, folate psichedeliche di sapore Paisley Underground, minimalismo rock (Pavement in particolare). Come sempre un progetto di alto spessore artistico, caratterizzato da composizioni eccellenti e una collocazione sonora perfettamente mirata.
OIDIO – Non regredire
L’esordio della band romana è un potente mix di grunge, stoner e psichedelia, dal sound chitarristico aspro, dissonante, crudo, molto vicino all’esperienza del Teatro degli Orrori (soprattutto in brani come “Antagonista”) e Queens of the Stone Age, con tracce di post punk ad arricchire il tutto. La band suona benissimo, gli arrangiamenti sono spesso ricchi di inventiva e soluzioni armoniche ricercate. Una partenza più che interessante.
MONDO BOBO – L’Elefante nella stanza
Mondo Bobo è il progetto di Paolo Benedetti (chitarra, voce), marchio in cui racchiude tutte le proprie attività, dalla musica, primaria passione, alla fotografia e computer grafica. In questo album si rivolge a un sound duro, distorto, dissonante, figlio del grunge e dell’hard rock, con connotazioni nu metal/crossover (Deftones/RATM e dintorni). I testi hanno frequenti riferimenti letterari, sono colti, profondi e con un ruolo importantissimo nell’economia del gruppo. L’elefante è entrato nella stanza, mettetevi al riparo!
FRANCESCO PAOLO PALADINO – Monastir
Monastir, colonna sonora dell’omonimo film, è un progetto di ampio respiro concepito e diretto da Francesco Paolo Paladino (in cui convergono musica e cinematografia), vulcanico autore di un numero ormai sconfinato di opere artistiche che abbracciano a 360 gradi lo scibile della creatività. Coadiuvato dalla voce celestiale di Dorothy Moskowitz e da un parterre di musicisti d’eccellenza, Paladino ci porta al centro dell’universo, di cui si avverte il battito infinito, tra ambient, psichedelia, sperimentazione, free jazz, musica classica contemporanea.
PAOLOPARON – Brucia ancora quell’estate
Nuovo ep per il cantautore pordenonese che si distingue per versatilità, abbracciando, senza battere ciglio, momenti di rock aggressivo e spostarsi, subito dopo, nella canzone d’autore riflessiva e melodica di gusto pop. I cinque brani scorrono velocemente, sono fruibili, ben suonati e arrangiati. Non resta che attendere, con fiducia, un album intero.
PHOMEA – Il sonno delle balene
Il terzo capitolo del progetto solista di Fabio Pocci ci porta al cospetto di dodici brani che esplorano varie componenti della canzone d’autore, da ballate intense (“Stronger”) a episodi swinganti (“Perchè è solo il nome a volte”) fino a una sorta di punk acustico alla Violent Femmes (“Alter Ego”) o un tiratissimo “Odio” a metà tra CCCP e post punk. La versatilità non manca, lo stile è personale, la qualità delle canzoni sempre di alto livello. Interessante la capacità di muoversi in ambiti artistici così diversi, mantenendo un’unicità sonora, senza sbandamenti.
THE PROPER – Meant To Say Something
Torna la band guidata da Ivano Bonfanti con il secondo album della carriera, iniziata nel 2015 in quel di Londra. Gli undici episodi sono solidi brani che mischiano power pop, mod rock alla Jam, melodie anni Sessanta e un sound chitarristico aspro e nervoso. La produzione (di Brett Buddy Ascott, ex Chords) è attenta ed efficace, le canzoni sono stilisticamente eclettiche, sempre ben composte e curate, l’attitudine quella giusta. Album maturo, di respiro internazionale e alto livello qualitativo.
HUGO RACE e GIANNI MAROCCOLO – The Vigil
L’interazione tra due grandi musicisti come Maroccolo e Race, i cui curriculum sono lunghissimi e prestigiosi, porta a un album oscuro, dalle atmosfere sospese, umbratili, minacciose, profonde. C’è molto blues, portato da Hugo Race, che si accoppia con una visione sperimentale, affinata da una ricerca sonora come sempre personale e distintiva, di Gianni Maroccolo che supporta la poetica dell’artista australiano. Un’unione efficace e affascinante, che rende il lavoro intrigante e avvolgente.
ENNIO REGA – Nei modi e nel pensiero
Ennio Rega, all’anagrafe Ennio Venturiello, presenta un concept sul tema dell’immaginazione, suo settimo album di inediti. Un lavoro pregno di influenze che attingono tanto dalla canzone d’autore quanto dalla tradizione pop jazz nostrana (vedi Paolo Conte), senza trascurare un’anima pop rock alla Ivano Fossati (“Marginale essenziale” o “Da noi”). La voce indulge talvolta in un’impostazione vicina a quella di Franco Battiato (“Trash” è vicino al cantatutore siciliano anche nella modalità compositiva). I riferimenti confluiscono in una miscela personale e in composizioni di livello più che pregevole.
MAX REPETTI – Le neuvième ordre
Le neuvième ordre è un omaggio all’universo femminile. François Couperin, geniale compositore alla corte di Luigi XIV, raccoglieva le sue musiche in ciò che definiva “Ordres”. Fu uno dei primi grandi musicisti che dedicò un titolo ad ogni sua composizione evocando un’immagine, un’atmosfera, un lato umano di una persona. Le neuvième ordre è una raccolta di 9 composizioni per pianoforte che ho scritto rivolgendomi alla donna nel suo essere unica e inimitabile. Virtù, debolezze, rimpianti, sogni. (Max Repetti)
Max Repetti nasce il 28 giugno 1970 a Piacenza, città nella quale si diploma nel 1994 in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Nicolini con il M° Midori Kasahara.
Nel 1996 si trasferisce a Parigi dove vivrà per quattro anni e completerà la sua formazione musicale studiando jazz presso il C.I.M. Ecole de jazz de Paris. Nel 1997 è in tournée con il cantante italiano Alberto Garbelli per un tributo alla carriera di Charles Aznavour nei maggiori Teatri francesi. Nel 2000 si trasferisce a Rouen (Normandia) dove insegna pianoforte sino al 2004, anno nel quale ritorna in Italia iniziando una serie di importanti collaborazioni artistiche sia a livello didattico che concertistico. Dal 2010 è Direttore, insegnante di pianoforte e musica d’insieme ad Artemusica, scuola di musica ed arti di Piacenza da lui fondata insieme a Silvia Sesenna.
Nel 2011 consegue il diploma di Biennio Superiore in Tecnologia del Suono presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. E’ stato pianista del Placentia Gospel Choir, tastierista dell’Italian Gospel Choir (Nazionale Italiana Gospel) e della cantante Melody Castellari con la quale presenta nei teatri italiani l’album “Ci sarà da correre”. Dal 2010 al 2013 è tastierista della band del cantante-attore spagnolo Sergio Muniz. Nel 2016 è uscito il suo primo album per pianoforte solo con composizioni originali “Pictures of Life” per l’etichetta Level 49. Dal 2013 al 2016 ha collaborato in qualità di arrangiatore per il cantante inglese Greg Lake, leader dei King Crimson ed Emerson, Lake & Palmer.
Dal 2016, pianista ed arrangiatore del duo Moonchild con la cantante Annie Barbazza. Questo progetto artistico ha dato luce all’album tributo per la carriera di Greg Lake “Moonchild”, prodotto da Greg Lake e Max Marchini per l’etichetta Manticore Italy. Nel gennaio 2017 ha collaborato in qualità di arrangiatore per il concerto del cantante Eugenio Finardi al Teatro Municipale di Piacenza. Nel 2021 collabora come tastierista per il progetto discografico “Ambigram” per Manticore Italy ed esce il suo secondo album strumentale per pianoforte con composizioni originali “Talk” per Multiforce Publishing. Nel 2021 esce il suo secondo album per piano solo “Talk” per la Multiforce Publishing. Nel 2024 esce la raccolta di brani per pianoforte a scopo didattico “Dialoghi tra me e il pianoforte” per le edizioni Progetti Sonori. Nel 2025 esce il suo terzo album per pianoforte solo “Le neuvième ordre” per l’etichetta Dark Companion.
SALMO – Ranch
Il rapper/autore sardo firma il settimo album di una carriera sempre più solida a livello di personalità, ben distinta e distintiva nel panorama musicale italiano. Salmo riesce ad affiancare perfettamente l’anima più hardcore a quella cantautorale, con il suo classico hip hop aggressivo ma che può aprirsi ad atmosfere riflessive e malinconiche. Un album ricco di idee e di testi maturi, pur nelle frequenti provocazioni verbali, sua peculiare caratteristica. Sa il fatto suo, riesce a soddisfare la base di estimatori abituali ma è sempre in grado di guardare più lontano, ogni volta aggiungendo un nuovo tassello artistico alla sua opera. Ottimo.
SANDRI – Divertimenti
Sandri è il progetto musicale di Michele Alessandri, musicista cesenate, protagonista di una proposta sonora particolarissima e indefinibile. Seppure di matrice cantautorale l’ambito è decisamente riduttivo per quante sono le influenze e le particolarità dei sette brani di questo nuovo ep. Intense ballate si alternano a sferzate di sapore punk/post grunge (“Protesta protesta”) o a una sorta di Rino Gaetano in salsa psichedelica (“Qualche hit”). Tanta personalità e versatilità, in attesa di un album completo.
THE SHALALALAS – Just the way we do
Attivo da una dozzina di anni, con un curriculum invidiabile, tra dischi, musiche per la Tv, concerti e riconoscimenti, il duo romano composto da Sara e Alex, aggiunge un altro tassello alla carriera. I dodici brani del nuovo album si muovono tra dream pop, folk, un gusto tra Lou Reed e Jonathan Richman che occasionalmente spunta (“Crazy again”), il delizioso mash up tra la Marianne Faithfull anni 60, Belle and Sebastian e Velvet Underground dell’iniziale “It’s time”, il garage rock di “Let’s Shalalala”. Un lavoro molto complesso, che assorbe le più svariate influenze, ottimo.
FEDERICO SIRIANNI – La promessa della felicità
La carriera del cantautore genovese è lunga e ricchissima di pubblicazioni, riconoscimenti, piccoli e grandi successi. Nel nuovo lavoro abbraccia la forma di musica/poesia, in cui le due componenti si intrecciano alla perfezione, su un substrato sonoro tenue, lieve, semi acustico (chitarra, pianoforte, archi). La presenza di Rafa Gayol, storico batterista di Leonard Cohen e la produzione eccellente del talento di Michele Gazich sono un chiaro indicatore del contesto artistico in cui si muove Sirianni. Canzone d’autore nella sua accezione più pura, semplice e profonda.
STUDIO MURENA – Notturno
Il nuovo album della band milanese (prodotto da Tommaso Colliva) ne conferma la progressiva maturazione e l’acquisizione di un’ identità ben precisa e riconoscibile. La miscela di rap, un groove jazz e funk, crossover, elettronica, li pone tra le realtà più fresche e in progress della scena italiana (degni eredi dei maestri Casino Royale). I testi spaziano da visioni introspettive a sguardi sulla complessa realtà circostante odierna. Ad affiancare la band ospiti come Fabrizio Bosso, Willie Peyote, Riccardo Sala, l’attrice Valeria Perdonò, Rodrigo D’Erasmo e Mezzosangue e il misterioso 24kili. Un lavoro di alto pregio compositivo e con una ricerca sonora raffinata e sempre azzeccata.
SUMO – Naga
La band bergamasca, partita da coordinate punk e ska, si è spostata progressivamente verso altri suoni, più swinganti, soul, funk e rhythm and blues. Il nuovo ep li coglie alle prese con sei brani divertenti, coinvolgenti, dal groove danzereccio. Un ottimo lavoro, pieno di ritmo, solare e leggero.
TARANTOLA – One Blood
La band reggae brindisina, nata nel 2018, fondata da Mauro Lacandia, alle prese con un nuovo lavoro che ne conferma la statura internazionale e l’alto livello compositivo e artistico. Con l’apporto di un parterre di eccellenti musicisti come Daddy Freddy, Awa Fall, Papa Leu, Manlio Calafrocampano e Scaraman, Sabaman e Brass Brothers, sfornano un album che declina il reggae nelle sue varie forme espressive, dai suoni più classici al ragamuffin al dub al rocksteady. Arrangiato alla perfezione con una ricerca sonora curatissima, “One Blood” è un album di pura eccellenza.
ZIO CROCIFISSO – Campana di legno + Trappola per topi
Dal 2021 Dario Magri (Yokoano, Sho), Paolo “SKE” Botta (Yūgen, SKE, Not a Good Sign) e Matteo Serenelli (The Appetizers) macinano un sound devastante, aggressivo, granitico, monolitico, figlio degenere di King Crimson, Motorpsycho, The Battles, perfino di certe sperimentazioni degli Area, che incrocia prog, doom, math rock, in una miscela venefica e devastante. Le capacità strumentali della band rendono il lavoro ancora più intrigante ed efficace, ricco di spunti creativi, guizzi improvvisi, atmosfere che cambiano in continuazione, rendendo il tutto sempre imprevedibile. I 50 minuti (inclusa la suite di 13 minuti di “Lievito madre”) riservano continue sorprese e costante stupore. Un ascolto è obbligatorio.
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AABU – In una tempesta, CRISTIAN ALBANI – Tersicoreo (Odds&Friends Live Session), CRISTIAN ALBANI – Polvere (Odds&Friends Live Session), ALGIERI – Ribelle nel silenzio, ANASTASIA – Playboy, LUCHO ANELLO – La musica non esiste, ROBERTO ANGELINI e RODRIGO D’ERASMO – Il dominio della luce, AristeA feat Margh – Una passo alla volta, BANDA LEON – Una medicina, BETAVERSO – Alza la testa, LAURA BONO – Buona Non Buonanotte, MARCO BONVICINI – Say, VALERIO BRUNER – Maddalena, CALIBRO 35 – Jazz Carnival, PIERO CAMPI – Where’d You Go Someday, UGO CAPPADONIA – Dandy Revolution, SILVIA CARRINO – Fai pace con me, SAMUELE CAVALLO – Restare lontani, CELESTIALE – Milanonight, CENERI – Due lune, EDOARDO CEREA – Una ragione ancora, MISHA CHYLKOVA – Dead Plants, CHRONOSYNTHESIS – Wrath Of God, COMPAGNIA DALTROCANTO feat Danilo Sacco – Ventitré Maggio, SANDRO CURATOLO – Foglie rosse, DADA SUTRA – Berlino Est, DANIENTE – Psichedelica, DANZDAS – Planet By Planet, THE DEAD DAISIES – Boom Boom, DE.STRADIS – Tu somigli, DAVIDE DE MARINIS – Che meraviglia, ANDREA LASZLO DE SIMONE – La Notte, DEEP AS OCEAN – Minefield, IGNAZIO DEG – Allucinante, DELE’ – Dentro un abbraccio, THE DIASONICS – Oriole, DIECI – Segreti, DEMODE’ – Omeotermia, LUCA DI MARTINO – Spaisati, LUCA DI STEFANO – Broke In Two, NINA DUSCHEK – Unapologetic, DYLAN CAT – Radio Dimensione Soft, EDEL – Se vuoi restare sola, ELETTROSHOCK – Eurodance, ETTA, 99 POSSE – Curre curre guagliò (prod. V_Rus), ROBERTA FACCANI – Senza far rumore, FIDELIO – La svolta, DILETTA FOSSO – Oltre il rumore, FOTTUTA BAND – Mente divoro, FRANZ – Il lungo addio, FRØMM – Like A Strap, CHRISTIAN FROSIO – Il Diavolo e L’Acqua Santa, FURIA – Deserto, KETY FUSCO feat. IGGY POP – She, GALIL3O – Questo passare del tempo, GATES OF CHAOS – Out Of Hell, GIUDI – Hard To Breathe, STEFANO GOVONI – Fingi, GUERRIERO – Distanti anni luce, HAMBONE – Biko, HAND ON HEART – Love theme for Debora/When you fall in love, KICCA & OSCAR MARCHIONI – Stop And Go, KNOWN PHYSICS – Breaking All The Rules, THE KOLLEGE – Fuckin Dream, I BEDDI – Sicilia mon amour feat Mario Incudine e Antonio Vasta, IL MAESTRALE – Mediterraneo Centrale, IANEZ – Ghiaccio, IBRIDO – Ostaggio, IGORRR – Blastbeat Falafel, L’INVIDIA – Crollano i palazzi, LA TRESCA – Festa sarà, LANDE – Il primo uomo, LE SCHIENE DI SCHIELE – Ti voglio bene , LIQUID GERMS – The Robot is Dead , ALEX LOGGIA – In The End, LOR3N – Casa, LUGI – Nel traffico, LUMIED – Notte loca, MADAOKI – No Pressure, MAJU – Time, MESSA – The Dress, MILOMARIA – Negli occhi di Frida, MOLDI – Persi, MONKEYS FROM SPACE – Dojo Song, SARAH JANE MORRIS and MARIO BIONDI – Back Together again, NADA – Bella più bella, STEFANO NAPOLITANO – Una nuova luce sul mondo, NERAVOX – Come Veleno, GAETANO NICOSIA – Corto circuito, IGOR NOGAROTTO – Lavorare stanca, SIMONA NORATO – From The Air (Nessun pilota), OSEA CODEGA – Air Touch, PEYOTI FOR PRESIDENT – You Are The Revolution, FABRIZIO PIEPOLI – Sanda Necole Blues, POSEÏDONA – Il velo di seta (La luce), PUTAN CLUB – Meydüse, R.A.L.P.H. – Per sempre noi, RAINBOW BRIDGE – Hugh the Cactus, ICARO RAVASI – Io clown, RING OF LOVE – Forget About Love, NICOLE RISO – Vola (chiudi gli occhi), ROCCO – Transumania, DAVIDE ROSSI – Mille favole, ROSSONOHA – Solo un attimo, CLAUDIO RUGGIU – Normale, MARCO SANCHIONI – Ogni giorno vien da sé, SANDRI – Qualche hit, LEON SETI – August, MASSIMO SILVERIO – Sorgjâl, FRANCO SIMONE – Portobello, SISSY – Blu, SIX IMPOSSIBLE THINGS – Eight and a Half, SLUGCHOP – Abisso, EMILIO SORRIDENTE – Revolution, SORYU – Nuje, SPLINTERA – Il velo, MARCELLO SUTERA – New Me, SVIET MARGOT – Dancing Queen, SWAYGLOW – Jasmine, UBE – Vorrei urlare, CRISTIANA VERARDO – Amore neve, VORIANOVA – Dormi Samir, DIANA WINTER – Heavy On My Heart, ZANNA – Geometrie, ZEN CIRCUS – E’ solo un momento, LORENZO ZUCCHETTI – Lo stesso gioco
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