SYNAESTHESIA – Jeremy
Dieci brani aspri e ruvidi, figli del grunge e dell’alternative rock, cupi e duri.
Dieci brani aspri e ruvidi, figli del grunge e dell’alternative rock, cupi e duri.
Nove brani in cui una vena pop viene avvolta da sonorità chitarristiche rudi e abrasive, con un mood che si avvicina parecchio a grunge e hard rock.
“La stanza di Elena” è un brano che racconta la fine di una storia che in qualche modo lascia delle tracce di se negli spazi fisici in cui è stata vissuta. In particolare, il testo descrive una stanza della casa adibita a studio di registrazione, che sarebbe dovuta diventare la stanza di Elena, ma che poi, a causa della fine della relazione, sembra voler rifiutare di essere qualsiasi altra cosa.
Nel mix di grunge, stoner, hard rock si avvertono chiari gli echi di Queens of the Stone Age, Rage Against the Machine, i primi Red Hot Chili Peppers, Pearl Jam.
Un lavoro duro e crudo, chitarre distorte con melodie vocali originali e ricercate, influenze che attingono da grunge (Pearl Jam, Nirvana, Alice in Chains), stoner e hard rock, con riferimenti che arrivano fino al prog dei primi Settanta.
Buona la scrittura di musica e testi e l’approccio esecutivo, sincero e urgente.
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione concreta.
Esordio convincente che guarda insistentemente agli Novanta grunge, virati verso una dimensione pop e autorale, tra Timoria e Pearl Jam, in una sorta di viaggio nelle vite di varie persone.
Dall’hardcore punk al grunge, dall’alternative al nu metal troviamo di tutto.
Sonorità distorte, dure, abrasive, figlie di grunge (in particolare) e alternative rock, carattertizzati da potenza chitarristica, ritmiche penetranti, una voce che gioca sui toni alti, coadiuvata da buone melodie.
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