Eddie Piller – Clean Living Under Difficult Circumstances: A Life In Mod – From the Revival to Acid Jazz

Prime mover della scena mod inglese di fine anni 70, autore della seminale modzine “Extraordinary Sensations” (che arrivò a vendere anche 10.000 copie), produttore discografico (dai Fast Eddie ai Makin Time e Prisoners) fino alla fondazione di una delle più importanti etichette inglesi, la Acid Jazz.

Eddie Piller è “figlio d’arte”: madre che gestiva il fan club degli Small Faces nei 60’s e padre original mod.
Che liquida così una compilation del giovane aspirante mod Eddie con Who, Kinks, Jam:
“Cos’é questa spazzatura?”
“E’ musica mod, Dad, mi piace!”.
“Questa non è musica mod, è una schifezza. Suppongo che quindi tu sia un mod”.
“Certo, assoluamente”
“Bene, figlio, se vuoi essere un mod dovresti chiedere alla mamma di chi erano gli Small Faces.
Ma lascia che ti dica: la musica mod è il modern jazz. Tubby Hayes, Art Blakey, Gene Krupa e Cozy Cole.
E’ da dove hanno preso il nome: MOD-ern Jazz.
Quella era musica mod, non questa roba qua.

Frase che alla fine sarà profetica quando Eddie diventerà l’artefice della scena acid jazz che da quelle radici prese vita per rinnovare l’anima jazz.

Eddie Piller ripercorre la fase embrionale della scena londinese, dalla scoperta del punk, con “I’m stranded” dei Saints, un breve periodo come soulboy (in cui coindivideva punk rock, jazz fusion e George Benson) a un concerto dei JAM che segnò la svolta definitiva.

“No Jam, No Mod revival.
Paul Weller e compagni erano diversi da ogni loro contemporaneo.
Ci diedero un nuovo inizio, erano unici”.

L’ingenuità iniziale, l’esplosione mediatica con decine di band (“in un certo periodo c’erano anche trenta concerti mod ogni settimana”), l’arrivo di soul e psichedelia, il declino dei gruppi live a favore delle serate DJ, la tragedia inaspettata di una violenza inaudita che i mod subirono da skinhead e scooter boys (con tanto di morti e feriti), l’inizio dell’attività con la Countdown Records e lo sfortunato rapporto con i Prisoners che si sciolsero dopo l’insoddisfazione per l’album “In from the cold”.

Il libro ci regala decine di aneddoti molto gustosi e divertenti ma è riservato pressoché esclusivamente ai cultori della scena MOD che troveranno abbondanza di spunti (a volte fin troppo dettagliati) e informazioni, dall’evoluzione estetica (le famose calze bianche che portavano tutti agli inizi, le tremende Jam Shoes, le prime camicie Paisley, il Trilby mutuato da “Quadrophenia”, l’importanza del film e tanto altro) a quella “filosofica”.

E alcuni ricordi che non posso che condividere:
I Bed & Breakfast inglesi negli anni Ottanta erano peggio del concetto basico, con lenzuola di nylon, bagni con la muffa, cuscini di gommapiuma, colazioni immangiabili”

Interessante la conclusione del percorso nelle parole di Eddie:
Mod è un concetto che ho abbracciato da teenager e che è stato inventato nel 1958 da quei ragazzi che cercavano il NUOVO.
La realtà è che il nostro approccio al mod non era niente che avesse a che fare con quello.
Era una serie di icone e suoni che abbiamo adottato per EVITARE il nuovo.
Il nuovo era merda e lo abbiamo totalmente rifiutato per una cultura immaginaria che non è mai realmente esistita.
Guardavamo a un tipo di periodo perfetto che esisteva solo nella nostra immaginazione.
Siamo onesti, i Sixties erano una merda.
Pieni di diseguaglianze e di bagni nei cortili.
Ma in qualche modo ci siamo creati un mondo basato sulla nostra percezione dei Sixties!

Alla fine ho capito che il mod era solo uno stato d’animo.

Persone molto più aperte di me sono arrivate tutte alla stessa conclusione: che il MOD è un’attitudine, una prospettiva, un modo di vivere la tua vita.
Qualunque cosa tu voglia essere, questo era ciò di cui si trattava.
Era quello che ero, era da dove venivo ed ero dove stavo andando.
Questo era mod.
Vita pulita in circostanze difficili.

We were cpying the tribal originals: learning about what they wore, what they listened to, what drugs they took, what books and films they liked.
Their influences!
Influences that have led me on to so many great things.
That have made me question everything I was ever thaught at school or told about on TV.
A liberation most definitely!
I’m amazed at how Mod has kept going; it’s been over 40 years for us second-gens!
And I think it’s still strong.
I’ve been glad to see how adaptable mod is, how every generation that gets into it adds something to it.
It’s keep Its Faith.

(dalla prefazione di Paul Weller)

Eddie Piller
Clean Living Under Difficult Circumstances: A Life In Mod – From the Revival to Acid Jazz
Monoray
445 pagine
24 euro

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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