PLATONICK DIVE – Take a deep breath
Il loro post rock liquido, venato di pennellate ambient si configura come un’ipotetica perfetta colonna sonora per immagini spiritualmente evocative.
Il loro post rock liquido, venato di pennellate ambient si configura come un’ipotetica perfetta colonna sonora per immagini spiritualmente evocative.
Sei musicisti d’avanguardia reinterpretano la registrazione dell’irruzione della polizia avvenuta il 12 marzo 1977 negli studi della radio bolognese Radio Alice.
Esordio su album per la band emiliana, alle prese con undici brani potenti, diretti, di puro punk rock.
Torna il cantautore campano con un nuovo convincente album dalle atmosfere, strumentalmente semi acustiche, malinconiche, sospese, perfino languide, a tratti.
Lavoro molto personale e particolare che guarda a una vasta gamma di influenze, Enzo Jannacci e Rino Gaetano in particolare, ma senza disdegnare contesti artisticamente molto lontani
Partendo dalla canzone d’autore più classica (che guarda a Lucio Dalla, tanto quanto a Daniele Silvestri) inserisce trame rock, con la chitarra in evidenza, una grinta urgente e spontanea.
I cinque brani partono da un’anima compositiva vicina alla canzone d’autore per dipanarsi in trame elettroniche talvolta vicine a un gusto ambient e al kraut.
Un album roccioso, duro, figlio della migliore stagione del grunge (Soundgarden, Alice in Chains, un pizzico di Nirvana) ma con riferimenti anche all’hard rock più tradizionale.
La band sarda si affida un potentissimo punk rock che guarda alla prima onda 1977/78, sia inglese (Buzzcocks) che americano (Ramones, Dils e Dead Boys).
Sei brani in cui a un pop rock di facile fruizione (che talvolta abbraccia momenti più aspri) accosta testi densi di ironia e sarcasmo, al limite con la stagione del rock “demenziale”.
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