COLLETTIVO MIGRADO – Io non c’ero ma ero lì
Un disco importante, utile per non dimenticare una delle tragedie più immani e vergognose della nostra Repubblica e stigmatizzare il velenoso clima che da anni permea la società italiana sui migranti.
Un disco importante, utile per non dimenticare una delle tragedie più immani e vergognose della nostra Repubblica e stigmatizzare il velenoso clima che da anni permea la società italiana sui migranti.
L’atmosfera è sospesa, malinconica, struggente (culminando con la sempre stupenda “Passacaglia della vita”), l’approccio sonoro classicheggiante e ambient. Album elegante, colto e raffinato.
Il nuovo album lo coglie alle prese con dieci brani autografi all’insegna di un cantautorato virtuosamente disordinato, in cui si passa da ballate semi acustiche a momenti più rock e a canzoni più articolate compositivamente.
L’atmosfera è romantica e malinconica, struggente a tratti, i suoni ben curati e perfettamente adatti al mood dell’ottimo lavoro.
“These gloves” è caratterizzato da atmosfere folk rock blues debitrici alla lezione di Nick Cave e Mark Lanegan.
Ristampa in vinile in tiratura limitata con l’aggiunta di una confezione gatefold raffinatissima e i remix (particolarmente riusciti) dei brani “Treno Per Babilon” e “Re Senza Trono”.
Documento degli esordi abrasivi e innovativi della band assurta a nuova vita, travolta da polemiche e adorazione isterica negli ultimi tempi, tra reunion, ristampe, mostra, film etc.
Dieci brani autografi, prevalentemente eseguiti con chitarra acustica e voce e che guardano frequentemente allo stile compositivo, vocale ed esecutivo di Fabrizio De André.
La formula è come sempre un riuscito cocktail di rock ‘n’ roll a tinte hard (dalle parti di White Stripes, Jack White e Black Keys), deep blues, punk, un’anima rockabilly e un taglio rock blues che guarda a cavallo di Sessanta e Settanta.
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