HERSELF – Spoken unsaid
Il nuovo album di Herself è un accattivante susseguirsi di atmosfere inquietanti, sospese, malinconiche, a tratti perfino minacciose e urticanti.
Il nuovo album di Herself è un accattivante susseguirsi di atmosfere inquietanti, sospese, malinconiche, a tratti perfino minacciose e urticanti.
Un sound oscuro, cupo, dalle volute psichedeliche che attingono dalla lezione primigenia dei Velvet Underground, passano attraverso la dark wave anni Ottanta e approdano a band come Spacemen 3 e i Primal Scream più sperimentali.
La gamma di influenze è abbastanza ampia, passando da Tre Allegri Ragazzi Morti alla caracollante ballata di sapore Ray Davies/Kinks “H Pays” a brani mid tempo dal gusto Sessanta e Paisley Underground con un costante tratto country rock
Un ep di quattro brani dalle atmosfere liquide e avvolgenti, calde e ammalianti, in un felice connubio di new wave, dream pop, trip hop e pennellate shoegaze.
Le dieci canzoni spaziano da atmosfere nu soul a movenze hip hop, a un pop cristallino
Eclettismo e capacità di esplorare ambiti artistici lontani tra loro, dal blues (in cui è maestro) al pop, a salti in sonorità di ispirazione afrocubana, intermezzi acustici di solo chitarra.
La cantante salentina azzarda accostare melodie, suggestioni, ritmi mediterranei e folk con sferzate rock talvolta di sapore quasi noise.
I dieci brani si muovono in un moderno mix di elettronica, hip hop, rap, drum and bass, house, molto ben prodotti ed eseguiti.
Il nuovo album, a suo nome, sposta le coordinate sonore verso un uso più accentuato dell’elettronica, mantenendo però inalterato lo scabro incedere di un rock sempre aspro e debitore alla lezione post wave.
La nuova veste solista è insolita e inedita. Gli otto brani autografi scavano nella tradizione della canzone d’autore italiana degli anni Sessanta e primi Settanta, quando spesso si ammantava di influenze jazz.
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