STEVEN BLUSH – New York Rock

 

E’ cosa nota ma rimane impressionante constatare, una volta che l’elenco ti scorre davanti agli occhi, quanti nomi essenziali, imprescindibili, assolutamente determinanti nella musica rock e nella cultura “alternativa”, siano nativi di New York.
Giusto per dirne qualcuno: Velvet Underground, Lou Reed, New York Dolls, Patti Smith, Talking Heads, Ramones, Blondie, Beastie Boys, Johnny Thunders, tutta la No Wave, Kiss, Sonic Youth, Willy De Ville, Strokes.

Senza dimenticare le decine di mitici locali (CBGB’S…), personaggi affini alle varie scene musicali (Andy Warhol su tutti), negozi di dischi, etichette.

Steven Blush, new yorkese doc, è da lungo tempo un profondo studioso di tutto quanto si è sempre mosso nella città e non solo in ambito underground.
A lui si deve questo certosino affresco sulla storia del rock a New York.
La particolarità del libro è che Blush svolge un ruolo di collettore tra le dichiarazioni di oltre mille e cinquecento personaggi coinvolti dagli anni 60 ad oggi, dai nomi più importanti a semplici frequentatori di locali o fan dei gruppi.

Testimonianze senza filtri, spesso spietate e crude ma che rendono alla perfezione l’idea di quello che era ed è la “New York Rock”.

Il comune denominatore è l’abuso sterminato di droghe di ogni tipo, eccessi, violenza, disagio, degrado, creatività estrema.
In mezzo migliaia di nomi di band sconosciute, locali vissuti qualche mese, aneddoti preziosi e incredibili. Un testo importante e godibilissimo.

New York ha sempre avuto una fervente scena notturna, dovuta alla con­nivenza tra loschi mafiosi e poliziotti corrotti.

L’hardcore di New York è stato molto di più che una moda o uno stile. Ha costituito un genere musicale di rottura e un movimento antiautoritario a base di violenza e fisicità a livelli inauditi applicate all’ambito della musica rock.
Un sound spartano, creato da ragazzini alienati, e basato su tempi veloci e un disprezzo per tutto ciò che fosse pop. Si trattava di qualcosa di più che skinhead attaccabrighe; era una forma d’arte metropolitana.

Dall’11 settembre, cinquanta milioni di turisti l’anno e le nuove tec­nologie hanno cambiato il volto della città. Le sudice trincee del rock newyorkese sono state ripulite fino a divenire irriconoscibili. A ritmi ver­tiginosi, gli artisti impegnati e i rocker si sono persi. Decenni fa, gli atti­visti hanno picchettato rabbiosamente il negozio Gap a St. Marks.
Oggi i supermercati 7-Eleven e le gelaterie superano in numero i coffee shop. I brunch negli hotel hanno rimpiazzato i club aperti fuori orario. I ricchi progressisti da salotto hanno sostituito gli estremisti che non avevano niente da perdere.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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