Davide Sapienza – Attraverso le terre del suono

 

Capita nella vita di chi ha accumulato un certo numero di primavere (pure estati, autunni e inverni) in abbondanza, di guardarsi indietro, fare bilanci, pensieri, tirare le somme (che, vi assicuro, sono conteggi che alla fine non tornano mai). Quando ti soffermi sulle amicizie, vere, presunte o da Facebook, in genere ne restano poche.
Forse è meglio così o forse no.
Nel caso di Davide Sapienza posso dire che ci siamo visti poche volte, frequentati ancora meno ma è una vita (di quelle lunghe) che ci incrociamo, sfioriamo, osserviamo da lontano. Con lo stesso battito del cuore, lo stesso passo che accompagna le reciprocamente amate camminate solitarie tra montagne piacentine (io), lande in “ogni dove” (lui).
Alla ricerca di qualcosa, per poi ritrovare (quando siamo fortunati) noi stessi, avventurandoci nelle terre della percezione.

Per presentare Davide Sapienza occorrerebbe almeno una pagina del giornale.
E’ un giornalista, scrittore, traduttore, “geopoeta”, manager discografico, da tempo immemorabile cultore di musica, redattore per un’interminabile serie di riviste, quotidiani e tanto altro. Ha scritto una montagna di libri (tanti di musica), (ri)tradotto in italiano l’opera di Jack London, pochi giorni fa mi ha telefonato dal Circolo Polare Artico (è la prima volta che ricevo una chiamata da lì).

Abbandonato temporaneamente l’ambito strettamente musicale, vi ritorna con un nuovo libro, “Attraverso le terre del suono” (Edizioni Underground?), in cui traccia un percorso immaginario, raccogliendo articoli, preziose interviste, approfondimenti e altri scritti dal suo passato.
Mettendo in fila una serie di calibri di enorme portata, dal concerto a Zurigo di Bruce Springsteen del 1980 (del quale non leggiamo una banale recensione ma un romantico quanto divertente e appassionante resoconto del viaggio di due 17enni a uno dei loro primi grandi concerti), a Pete Townshend, Syd Barrett, i Beatles di “Abbey Road”, le parole di Daniel Lanois e ancora Brian Eno, Robert Wyatt, gli U2.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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