JAMES ELEGANZ – Loving you by mistake

Il secondo album di James Eleganz ci porta lontano, molto lontano. Se il primo, “The Only One”, registrato nel deserto di Joshua Tree e pubblicato nel 2019, evocava i grandi spazi aperti, questo è più vicino alla giungla urbana – grazie alla sessione di registrazione a Berlino. E la sua musica sognante e le sue dieci canzoni volano lontano da riferimenti troppo ovvi. È una bella sensazione.
Subito si rimane colpiti dalla voce di James, dal suo tono profondo e sommesso, dalle sue melodie semplici e orecchiabili e dai suoi testi in inglese perfettamente pronunciati.

Siete sicuri che questo ragazzo sia francese? Dietro di lui, la musica è sontuosa, al tempo stesso familiare e totalmente originale, di livello mondiale. Non c’è da stupirsi, se si pensa a chi compone la band di supporto di questo album: Larry Mullins, anche produttore, è alla batteria, Geoffrey Burton alla chitarra e… Bertrand Burgalat al basso. Tre musicisti eccezionali, al servizio di un cantautore di talento.
Larry Mullins ha già prodotto il primo album di James. Tra i due musicisti è nata una vera e propria complicità, come racconta il cantante: “La sua particolarità è che ha suonato con Iggy Pop e ora è con i Bad Seeds. Per me, queste sono le mie due gambe. E non mi sbagliavo, perché ci siamo subito resi conto di essere entrambi fan di un sacco di cose completamente estranee, ma essenziali per il rapporto”.
Dietro a tutto questo, c’è l’ombra onnipresente di un uomo, Iggy Pop, un artista fondamentale per James Eleganz fin dai suoi esordi:

“Quando avevo 16 o 17 anni, mi diedero la videocassetta del concerto all’Olympia nel 1991. Quando fece ‘I Wanna Be Your Dog’, mi cambiò la vita, pensai: ‘Posso farcela’. È stato un padre surrogato per me. E in quel concerto c’era Larry Mullins alla batteria”.
Tanto che la prima band di James, un gruppo electro-rock dei primi anni 2000, si chiamava Success; un brano di “Lust For Life” con cui concludeva i suoi spettacoli. E che nel suo primo album da solista ha proposto una rilettura di “The Horse Song”, un brano dell’ingiustamente sottovalutato album “Zombie Birdhouse”…
Eppure la musica di James ha poco in comune con quella di Iggy, tranne forse per la profondità delle loro voci: “Per me è più una base. Poi i miei gusti si sono evoluti enormemente, ascolto cose molto diverse. Sono un grande fan di Daniel Johnston, mi parla molto. L’album solista di Vincent Gallo, When, è per me uno dei più belli. Non ha assolutamente nulla a che fare con Iggy Pop. Ma c’è una sensibilità… Mi piacciono molto la fragilità e gli errori, le persone così, un po’ rotte”.

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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