One man come in the name of love… e aveva un sogno

One man come in the name of love

One man come and go


One come he to justify


One man to overthrow

 

Se ne è parlato tanto in questi giorni, forse non con l’enfasi che i grandi eventi richiederebbero, ma almeno se ne è parlato. Il 28 agosto di cinquanta anni fa Martin Luther King guidava la Marcia per il lavoro e la libertà, passata alla storia come La Grande marcia su Washington, una manifestazione politica che aveva come scopo scardinare, con un gesto eclatante, beceri pregiudizi di razza e sostenere i diritti civili ed economici della comunità afro-americana.

In quel bollente mercoledì del 1963 Martin Luther King pronunciò al Lincoln Memorial uno dei discorsi più ispirati della storia, il celebre I Have a Dream, davanti a oltre 300.000 persone, che assistettero anche alla storica stretta di mano fra il reverendo King e il presidente John Fitzgerald Kennedy. Cose da pelle d’oca.

 

Sono passati solo 50 anni, molte persone hanno assistito all’evento, hanno partecipato della Storia e possono raccontarlo con emozione e trasporto e, come spesso accade, la musica diventa il veicolo efficace per non consegnare all’oblio il grande sforzo e, purtroppo, il sacrificio di chi si è speso per gli altri.

Delle tante canzoni dedicate a Martin Luther King val la pena ricordare l’urlo sforzato di Bono in Pride (in the name of love), dedicata al reverendo assassinato a Memphis il 4 aprile del 1968, a quasi cinque anni di distanza dalla grande marcia e dall’assassinio del giovane presidente che gli strinse la mano.

Il vento del cambiamento che porta risposte ai tempi che mutano, come ben sapeva Bob Dylan, trova celebrazione nel brano che gli U2 scelsero come primo singolo dell’album The Unforgettable Fire del 1984, purtroppo però si tratta di un’ispirazione guidata: pare infatti che Bono, autore del testo, avesse immaginato la canzone per Ronald Reagan, noto per la sua dose di fastidioso orgoglio. Solo in seguito decise di spostare la sua arte non su un rimprovero al coriaceo presidente, ma sulla celebrazione di un brav’uomo, condannando il suo assassinio, seppur sbagliando l’orario, il reverendo King fu ucciso alle sette di sera, non al mattino.

Sia come sia, rimane il luccichio di quell’incipit messianico di quell’uomo che ha un sogno e che arriva, ancora una volta, nel nome dell’amore, orgogliosamente nel nome dell’amore.

 

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Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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