«Finisce “sul confine” come quando devi fare gol su rigore al 90° e lo sbagli, e perdi la finale dei Mondiali. Finisce anche se non doveva finire, perché era una storia perfetta, perché una volta “ti bastava qualche mia cazzata per sentirti bene”, ma ora “non ti basta più” perché siamo diventati grandi, e tu vuoi i progetti, le avventure, e io non ti so accontentare, sono bloccato dai miei “attacchi di paure” e “tu non ce la fai più”, perché il tempo stringe e mi hai aspettato anche troppo, e hai ragione. E quindi va tutto a puttane, e chi l’avrebbe mai detto, e tanto non ci crediamo che ce lo diciamo mentre ci facciamo un giro per Bologna, dove tutto è cominciato, dove tutto sarebbe dovuto proseguire, dove tutto invece si perde. Ma è una di quelle storie strane, non c’è un lieto fine, ma non c’è neanche una fine, perché si respira nell’aria e nella musica che non può finire, che c’è un volersi bene che va oltre il nostro addio, che ci guarderemo da lontano, che chissà il futuro cosa ci riserva». RadioLondra
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