QUARRY – Renaissance
Brani debitori alla lezione post punk ma con rimandi a psichedelia e influenze Sixties, in una gamma di stili che va dai primi Cure agli Echo & the Bunnymen
Brani debitori alla lezione post punk ma con rimandi a psichedelia e influenze Sixties, in una gamma di stili che va dai primi Cure agli Echo & the Bunnymen
Minimalismo sonoro, atmosfere drammatiche, solenni, oscure e malate, Velvet Underground, Jesus and Mary Chain e umori shoegaze si mischiano in una miscela personale e originale.
Una trasposizione musicale della tragedia shakesperiana “Macbeth” in chiave drone music, sperimentale, dalle tinte folk/blues.
La musica viaggia sicura in un contesto che assimila R&B, pennellate jazz, echi hip hop, alt pop, approccio dream pop, un pizzico di Billie Eilish e uno di Bjork.
Sound arrembante, aspro, di chiara matrice grunge ma che attinge anche da marcate linee melodiche, da tratti emo, da band nostrane come Le Vibrazioni e Afterhours.
Otto brani autografi, un groove pazzesco, suoni di pura eccellenza, un disco bellissimo e potentissimo (suonato da musicisti eccellenti).
Con il quarto album ritornano alle origini con tredici brani brevi, diretti, rock ‘n’ roll punk, pennellate pop, Ramones fino al midollo, mai troppo veloci, mai lenti, il classico tempo medio di Joey e soci.
Brani perfettamente calati nell’ambito, suonati bene e con grande ispirazione, tra folk e country.
Un ottimo lavoro, scarno, diretto, senza fronzoli, puro e semplice hard ‘n’ roll suonato con passione, grande estro e la giusta e sincera attitudine.
Un delicato lavoro di cesello tra atmosfere folk, un retrogusto jazzy, canzoni di maturità eccelsa, una voce suadente, ferma, capace di librarsi sicura tra le note mai banali delle composizioni.
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