L’intervallo del SuperBowl: dodici minuti per la gloria

Ci sono dodici minuti cui ogni artista di successo anela. Dodici minuti di celebrità in cui condensare tutto il proprio carisma e la propria arte. Dodici minuti che sanciscono la vera popolarità di un cantante o una band: sono i dodici minuti dell’halftime show, lo spettacolo musicale che dal 1967 si tiene nell’intervallo fra primo e secondo tempo della finale del Super Bowl, il vero main event del made in USA. Consumismo allo stato puro: lo sport dovrebbe essere il protagonista della serata, ma diventa strumento del medium televisivo che domina tempi e modi, oltre a scegliere orari e protagonisti.

All’inizio a esibirsi nell’intervallo erano le bande dei college, le marching bands che suonavano i classici del repertorio americano, la prima fu la banda di un college dell’Arizona; poi la massiccia diffusione della televisione motiva l’impennata di popolarità per la partita, quindi si decide di assegnare quello spazio ad alcuni tra i più grandi personaggi della musica statunitense e internazionale. Sono personaggi che generalmente non vengono pagati: si esibiscono gratis, in cambio della soddisfazione personale: Madonna ha confessato come il suo sogno di bambina fosse suonare al Super Bowl. Certo è che, viste le medie di audience (una media di 111 milioni di spettatori nel 2011), il gratis è relativo, visto l’intervento degli sponsor e la pubblicità impareggiabile che gli artisti guadagnano.

La prima persona famosa a esibirsi nello show dell’intervallo fu Carol Channing, nel 1970, seguita da EllaFitzgerald nel 1972, con un tributo a Luis Amstrong da poco scomparso, e dal figlio di Duke Ellington nel 1975.

Negli anni ’80 gli show cominciano a variare un po’ ma spesso gli ospiti sono ricorrenti: gli Up wiht People si esibirono ben quattro volte. Saranno gli anni ’90 a innovare profondamente la formula musicale del Super Bowl: gli sponsor capiscono che invitare cantanti pop e dare allo spettacolo una forma meno tradizionale può funzionare, per questo Coca-Cola, Walt Disney, Pepsi e Bridgstone investono milioni di dollari in cambio di spazi pubblicitari e di una menzione ufficiale nella produzione dell’evento. Ecco quindi la pioggia di nomi noti: i New Kids on the Block, nel 1991, seguiti da Gloria Estefan, Michael Jackson e Prince negli anni successivi. Da allora l’attesa per conoscere l’artista scelto per il concerto dell’intervallo, supera in ordine di importanza le aspettative legate al match, sdoganando il Super Bowl come l’evento più seguito dell’anno dai telespettatori americani.

Negli ultimi vent’anni anni tutti quelli che hanno suonato al Super Bowl erano famosissimi, la fine dei ’90 ha visto le esibizioni di Michael Jackson e James Brown e ma dal 2000 la scaletta è d’oro:

2000 Enrique Iglesias e Cristina Aguilera

2001 Britney Spears, ‘Nsync, Aerosmith

2002 U2

2003 No Doubt e Sting

2004 Janet Jackson e Justin Timberlake

2005 Paul McCartney

2006 Rolling Stones

2007 Prince

2008 Tom Petty

2009 Bruce Springsteen

2010 The Who

2011 Black Eyed Peas

2012 Madonna

2013 Beyoncé

Dodici minuti grandiosi per saltare sulle sedie. Ad alcuni è bastata la musica, come agli Who, per altri sono stati minuti di spettacolo puro, come i dodici che sono serviti a Madonna nel 2012 per cantare “Vogue”, “Music”, “Give me all your luvin” e “Like a prayer”, catalizzando 114 milioni di telespettatori, tre in più di quelli che stavano guardando la partita, con buona pace della National Football League.

 

 

 

 

 

 

 

 

Elena Miglietti

Giornalista, appassionata di Medioevo e pallavolo, scrive favole. Per Coop ha coordinato per diverso tempo la redazione piemontese del periodico Consumatori, essendo anche membro della redazione nazionale. Da anni racconta l'esperienza delle cooperative Libera Terra, che lavorano le terre confiscate alla malavita dell'entroterra corleonese. E' fra i promotori del S.U.S.A. Collabora con Radiocoop dal 2010.

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