STEFANO TULIPANI – Toccavo il cielo

Quando ripensiamo alla nostra infanzia ci stupiamo di quanto ogni cosa all’epoca avesse un colore ed un significato differente rispetto ad oggi. Prima che il cinismo e le disillusioni venissero a corrompere quello stato di innocenza che tutti noi abbiamo conosciuto nei primi anni della nostra vita, ogni nuova scoperta ci appariva fantastica e meravigliosa. Quando si è bambini si guarda al mondo con stupore e ci si innamora di tutto.

Anche se crescendo molte cose sono cambiate rimangono vivi in noi i ricordi dei nostri genitori e dell’affetto che abbiamo ricevuto da piccoli. Queste cose fanno parte del nostro essere e sono le solide radici dei valori con cui siamo stati cresciuti e a cui dobbiamo quello che siamo oggi. Non è possibile spezzare il legame con le nostre origini perché nessuna pianta può crescere se non possiede le radici.Le parole in apertura di questo articolo ci sono state ispirate dall’ascolto dell’ultimo singolo di Stefano Tulipani intitolato Toccavo Il Cielo, un brano pop rock in cui il cantante di Reggio Emilia rievoca il periodo della propria infanzia con la quale ha mantenuto un legame emotivo che dura ancora oggi.

Stefano Tulipani ha cominciato a scrivere le sue canzoni a trentacinque anni, e ha fatto anche parte di diverse cover band. All’interno di una di esse chiamata Senza Pretese fa la conoscenza di Marco Gatti, proprietario dell’etichetta italiana Artisti Online con cui inizia a produrre i suoi brani originali come, appunto, Toccavo Il Cielo.

Il brano si apre con un giro armonico di chitarra acustica accompagnato da una ritmica vivace e solare.

Un tema di chitarra elettrica interviene a pochi secondi dall’inizio per aprire la strada al cantato. La voce di Stefano è roca e decisa e si fa strada con sicurezza attraverso il brano. Il ritornello arriva in fretta portando con sé le considerazioni sulla sua infanzia serena e spensierata.Il brano è molto scorrevole, strofa e ritornello si alternano velocemente fino ad arrivare ad una variazione a circa metà della traccia.

Il pezzo affronta le disillusioni dell’età adulta in contrapposizione a quel mondo che appariva amico e pieno di colori durante l’infanzia. In un verso viene ricordato il modo in cui la madre prima di andare a letto si assicurava che lui e i suoi fratelli stessero dormendo, come a sottolineare il senso di sicurezza e protezione che si prova quando si è amati.

Il sound del pezzo e fresco e l’interpretazione di Stefano è molto energica e partecipata. Verso la fine del brano compare un assolo di chitarra che accompagna gli ultimi versi in modo struggente e ci conduce alla coda del brano. La canzone finisce con gli ultimi accordi lasciati a risuonare.

In questo brano toccante torniamo anche noi in contatto con uno dei periodi più sereni della nostra vita, quel tempo in cui, come recita il titolo della canzone potevamo anche noi toccare il cielo con un dito.

Davvero un ottimo lavoro. 

Crediti:

Testo di: Stefano Tulipani

Musica di: Stefano Tulipani

 Arrangiamento di : Marco Gatti

Antonio Bacciocchi

Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui "Uscito vivo dagli anni 80", "Mod Generations", "Paul Weller, L’uomo cangiante", "Rock n Goal", "Rock n Spor"t, Gil Scott-Heron Il Bob Dylan Nero" e "Ray Charles- Il genio senza tempo". Collabora con i mensili “Classic Rock”, "Vinile" e i quotidiani “Il Manifesto” e “Libertà”. E' tra i giurati del Premio Tenco e del Rockol Awards. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot.it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano. Collabora con Radiocoop dal 2003.

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